«Il governo protegga un servitore dello Stato»

La maggioranza giudica «prevedibile» la richiesta di processo per l’ex capo del Sismi. Amato: «Non è detto che il pm abbia ragione»

Anna Maria Greco

da Roma

Era nell’aria, il rinvio a giudizio di Niccolò Pollari e degli altri 34 per il sequestro di Abu Omar. Dice che se l’aspettava il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, aggiungendo che «palazzo Chigi ha riposto la sua fiducia e non è detto che abbia ragione il pm»; lo considera «scontato, in linea con l'ipotesi di accusa», il senatore di An e membro del Copaco Alfredo Mantovano e anche per un altro componente del comitato, Gianclaudio Bressa dell’Ulivo, era «prevedibile: le troppe ambiguità del Sismi non potevano che portare a questo». Un atto compiuto «nell’autonomia» dei magistrati, per il Guardasigilli Clemente Mastella.
Nessun gioco politico, insomma? Ma il centrodestra protesta duramente per la notizia comunque clamorosa. A incominciare dall’ex premier Silvio Berlusconi, che esprime la sua piena solidarietà all’ex direttore del Sismi, «un autentico servitore dello Stato che merita la riconoscenza di tutti quelli che hanno a cuore la sicurezza del Paese».
Il presidente di Forza Italia chiede al governo che cosa intenda fare per «proteggere coloro che come Pollari si sono battuti contro i terroristi, a tutela del buon nome della nostra intelligence e del prestigio internazionale dell'Italia». La sua battaglia contro l’eversione, sottolinea il Cavaliere, il generale l’ha combattuta «come pochi e in prima linea, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti gli italiani».
Anche l’ex Guardasigilli leghista Roberto Castelli annuncia un’interrogazione al governo in difesa di Pollari, cui esprime solidarietà. Il presidente di An Gianfranco Fini dice di avere «fiducia nella magistratura», ma anche «nella professionalità e nel senso dello Stato di Pollari». È impossibile non riconoscere i meriti del generale, per Francesco Pionati dell’Udc. Il centrodestra compatto insorge in difesa di quello che fino a 10 giorni fa era il numero uno del servizio segreto militare, mentre nella maggioranza prevalgono le dichiarazioni di fiducia nella magistratura.
La faccenda di cui si parla è molto complicata, ricorda Amato da Bruxelles: «Il direttore ha sempre tenuto ferma la sua posizione, non ha mai ammesso di aver partecipato all'operazione ma ha sempre detto di aver cercato di ostacolarla». Una cosa è certa: «La rendition c'è stata, il pm evidentemente ha acquisito prove sufficienti sul fatto che c'è stata ad opera di agenti americani e persone italiane». Ma chi? La richiesta di rinvio a giudizio per Amato «vuol dire che il pm è convinto che anche lui abbia collaborato alla rendition». C’è anche un problema di ottica diversa tra Usa e Italia: «Per gli Stati Uniti non è un problema, è un atto consentito dal diritto internazionale di guerra che loro ritengono si applichi a questo tipo di terrorismo. E l'America segue la regola di non accettare la giurisdizione di un altro Paese. Per noi, invece, è indiscutibilmente un sequestro di persona e il nostro giudice è chiamato a giudicare secondo la legge italiana, accertando il livello di collaborazione italiana».
Ora Pollari potrà chiarire «da chi prendeva gli ordini», osserva il ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro e avrà «tutti gli strumenti per far valere le proprie ragioni». Il relatore della Commissione d'inchiesta dell’Europarlamento su presunte carceri e voli segreti Cia in Europa, il Ds Claudio Fava, ringrazia i magistrati di Milano per il loro operato e Roberto Villetti della Rnp raccomanda di evitare strumentalizzazioni politiche.
«Al secondo piano del Viminale oggi (ieri, ndr) si è brindato con champagne francese - dice il senatore a vita Francesco Cossiga -, e una voce autorevole ha detto: “Abbiamo vinto una battaglia, vinceremo la guerra. Pollari in galera”. Speriamo che Branciforte anche da questo capisca chi comanda in Italia».
Per il coordinatore di Fi Sandro Bondi queste iniziative giudiziarie portano al «dissolvimento dello Stato». Il rinvio a giudizio del generale, commenta il vicecoordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto, era «lo scopo dell'indagine».

E si dimostra così che chi guida la lotta al terrorismo in Italia può essere «colpito alle spalle». Esprime piena solidarietà a Pollari Antonio Martino, ex ministro della Difesa, «memore dei grandi servigi da lui resi all'Italia e dalle Forze armate in un periodo molto difficile».

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