Governo a rischio, il Vaticano è preoccupato

La nuova indagine dei magistrati milanesi sul premier potrebbe minare la stabilità dell’esecutivo e far naufragare alcune riforme che stanno a cuore ai cattolici. Lunedì il primo commento ufficiale con la prolusione di Bagnasco ai vescovi. Sul conflitto l'allarme silente del Colle

Governo a rischio, il Vaticano è preoccupato

Roma - Attesa e una crescente preoccupazio­ne. È questo che si percepisce nei sacri pa­l­azzi vaticani e ai vertici dell’episcopato ita­liano di fronte all’inchiesta della Procura di Milano sul caso Ruby e al profluvio di verbali e intercettazione sulle serate di Ar­core.

L’Osservatore Romano continua a non pubblicare una riga sulla vicenda, il radio­giornale italiano di Radio Vaticana ne par­la all’interno dei tradizionali e previsti ser­vizi di cronaca politica, per il momento sen­za commenti. Chi ha incontrato il Segreta­rio di Stato Tarcisio Bertone racconta di averlo trovato piuttosto contrariato per il riesplodere della vicenda in questo mo­mento non facile per il Paese.

Una prima parola, ufficiale e attesa, sarà contenuta nella prolusione che il cardina­le Angelo Bagnasco, presidente dei vesco­vi italiani, terrà lunedì prossimo aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei. Già più volte Bagnasco ha parlato della ne­cessità di sobrietà in chi ricopre incarichi istituzionali. È presto per sapere che cosa dirà il cardinale, anche perché la situazio­ne è in continua evoluzione, ma è probabi­­le che faccia un riferimento alla credibilità necessaria per chi rappresenta le istituzio­ni e il governo del Paese. 

Nei vertici della Chiesa,anche se qualcu­no sottoline­a che nelle accuse ora alla ribal­ta non c’è nulla di veramente nuovo rispet­to al quadro già emerso nei mesi scorsi, la preoccupazione cresce: «Sembra che non se ne riesca a venirne fuori, ci si ritrova sem­pre al punto di partenza ». E il giudizio per il momento è ambivalente, di fronte alla pos­sibilità di accuse esagerate o di comporta­ment­i personali che non sono affatto cam­biati dopo le polemiche sulle escort di due anni fa. Anche i prelati considerati meno ostili al Cavaliere non nascondono la loro tristezza per il quadro che emerge dalle ul­time rivelazioni: «Abbiamo criticato tanto Gheddafi che ha pagato tutte quelle ragaz­ze perché venissero ad ascoltarlo...». 

Certo,nei sacripalazzi non ci si nascon­de­che la vicenda presenta ancora molti la­ti oscuri e c’è chi è rimasto colpito sia dalla potenza organizzativa messa in campo dalla Procura di Milano, sia dal tempismo dell’inchiesta. In Vaticano come ai vertici della Cei si guarda con realismo alla situa­zione politica e sociale. La Segreteria di Sta­to e la presidenza dei vescovi hanno agito all’unisono negli ultimi mesi per cercare di favorire l’accoglimento di alcune istan­ze care ai cattolici nel programma di gover­no e un maggiore coinvolgimento del­l’Udc di Pierferdinando Casini. Un coin­volgimento che doveva favorire la stabilità e la governabilità dopo il voto di fiducia del 14 dicembre. 

«Certamente come cattolici siamo atten­ti al rispetto della legalità e alla necessità di un atteggiamento sobrio, anche nel priva­to, da parte di coloro che rivestono cariche pubbliche», dice al Giornale il presidente del Movimento cristiano lavoratori Carlo Costalli, che in questi mesi ha più volte au­spicato il dialogo tra Berlusconi e l’Udc.

«Da un punto di vista politico - aggiunge ­c’è da sperare che il governo riesca ad an­dare avanti e a fare le riforme che il Paese aspetta». Chi spera invece in una rapida uscita di scena del Cavaliere è il settimana­le paolino Famiglia Cristiana. 

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