da Berlino
L'ultima volta che il Dalai Lama venne in Germania, in settembre, Angela Merkel lo ricevette in pompa magna alla Cancelleria suscitando il plauso dei movimenti per i diritti umani ma le ire dei cinesi che minacciarono rappresaglie nei rapporti economici tra i due Paesi. Otto mesi dopo il capo spirituale e politico dei tibetani è tornato a Berlino ma vi ha trovato uno scenario completamente diverso e per certi aspetti umiliante. Nessuna figura di primo piano ha voluto incontrarlo e inoltre si è ritrovato nei panni dell'ospite che involontariamente con la sua presenza ha reso ancora più evidenti i contrasti tra i due partiti della grande coalizione e in particolare la rivalità che cova da tempo tra la Cancelliera, leader del partito cristiano-democratico, e il suo ministro degli Esteri, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier. Per la verità i motivi ufficiali per il mancato incontro tra la Merkel e il Dalai Lama sono convincenti e non si può parlare di pretesti diplomatici: per tutta la durata della visita del Dalai Lama, la Cancelliera sarà in Sud America. Niente affatto convincenti sono invece i motivi addotti da Steinmeier che per alcuni giorni della visita sarà a Berlino ma ha fatto sapere di avere già altri impegni in derogabili in agenda. E con lo stesso motivo si è defilato il Presidente della Repubblica, Horst Khöler, solitamente propenso a ricevere tutti i personaggi di rilievo che mettono piede a Berlino. Alla fine l'unico che incontrerà il Dalai Lama sarà la signora Heidemarie Wieczorek Zeul, ministro per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, figura di spicco della sinistra socialdemocratica, più volte in aperta polemica con la linea pragmatica di Steinmeier, ma con ottimi rapporti con la Cancelliera. Ed è qui che la visita dell'ignaro Dalai Lama diventa la spia dei veleni che serpeggiano nella Grosse Koalition.
Il ministero degli Esteri ha subito preso le distanze dall'incontro facendo sapere che si tratta di un'iniziativa personale di cui il capo della diplomazia tedesca non era a conoscenza.
Ma secondo i giornali le cose starebbero altrimenti. Sarebbe stata la stessa Merkel a premere sul suo ministro per i Paesi in via sviluppo per l'incontro con il Dalai Lama. E questo per ribadire che nella Grande Coalizione non c'è in politica estera solo la linea di Steinmeier ma anche quella della Cancelleria ed è una linea che non relega in secondo piano la difesa dei diritti umani sulla questione tibetana, come in passato sulla questione di Guantanamo nei rapporti con Washington.
Ma i contrasti tra la Cancelliera e il suo ministro degli Esteri non si limitano al Tibet. Il punto di maggiore frizione riguarda la creazione, voluta dalla Merkel, di un Consiglio per la Sicurezza Nazionale sul modello americano che Steinmeier vede con il fumo negli occhi perché ridurrebbe i suoi poteri. Ai contrasti politici si aggiungono poi le rivalità personali da quando Steinmeier è diventato il più probabile candidato dei socialdemocratici nella corsa alla Cancelleria che si svolgerà l'anno prossimo, quindi l'avversario diretto della Merkel. Un tempo i due andavano perfettamente d'accordo tanto che si parlava di duetto. Ora il duetto si è trasformato in duello.
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