La Carta del docente da 500 euro è tornata ma potrebbe essere l'ultima volta. Secondo fonti sindacali l'importo potrebbe confluire, in tutto o in parte, direttamente nella busta paga. Ma se ne parlerà dal prossimo anno scolastico. Dopo settimane di attesa dalle 14 di ieri è tornata attiva la piattaforma dedicata all'aggiornamento e alla formazione professionale per l'anno scolastico in corso, dove è possibile verificare l'importo e generale i voucher per l'acquisto di software, hardware, libri, biglietti d'ingresso per cinema o musei e corsi di formazione, laurea o master universitari. Per accedere è necessario utilizzare le credenziali Spid di livello 2 o la Cie.
Ad averne diritto sono tutti i docenti di ruolo, sia su posto comune che su sostegno. In teoria le risorse sono sufficienti a garantire la carta anche ai precari con contratti fino al 30 giugno 2025, mentre chi ritiene di averne diritto anche per gli anni scolastici dovrà avere una sentenza passata in giudicato che obbliga il ministero, con arretrati che possono arrivare fino a 2.500 euro, altrimenti il nominativo potrebbe non risultare. Dal ministero fanno sapere che verranno inseriti nella manovra finanziaria i 130 milioni necessari (oltre i quasi 400 già stanziati) per pagare i 500 euro a tutti i docenti precari, come da settimane chiedono i sindacati alla luce della sentenza della Corte di Giustizia Ue, soprattutto dopo che persino la Commissione europea ha intimato all'Italia di garantire «parità di trattamento tra personale precario e di ruolo», soprattutto nel mondo della scuola. «Pacta sunt servanda», avrebbe detto il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara al collega Giancarlo Giorgetti quando ha chiesto di aumentare la dotazione della Carta del docente, anche per evitare costose procedure d'infrazione. Fatto salvo qualche rallentamento nelle prime ore, il mondo della scuola tira un sospiro di sollievo dopo settimane di agitazione, visto che negli anni passati l'importo era già disponibile dalla prima settimana di settembre. Ma ad oggi sono troppe le truffe sul bonus che hanno coinvolto diversi insegnanti, da Nord a Sud pizzicati a comprare elettrodomestici, troppo pochi i soldi spesi in corsi di aggiornamento e qualificazione professionale (neanche il 10% del totale, dicono fondi della scuola), costringendo tutti a una riflessione. C'è chi considera, a ragione o a torto, i 500 euro un'integrazione del reddito, chi invece è convinto che si debbano rispettare i paletti della formazione. «Bisognerà cambiare il sistema o rischiamo di perdere tutto», è il ragionamento off the record di un sindacalista al Giornale. Il che significa o limitare il bonus solo alla formazione, riducendone anche l'importo, o vincolarne almeno il 50% a libri, musei e corsi di formazione, escludendo dal prossimo anno l'acquisto di software o hardware. «Tanto tablet e computer sono stati già comprati da chi ne aveva bisogno, ha dichiarato a OrizzonteScuola la sindacalista Ivana Barbacci, segretaria nazionale della Cisl Scuola. «Vogliamo collaborare per evitare altre truffe», rivelano al Giornale altre fonti sindacali.
Al ministero ragionano anche su una opzione, avanzata proprio da una delle principali sigle di rappresentanza: quella di trasferire il bonus - in tutto o in parte - in busta paga. Ci vorrà un anno di tempo, l'ufficio tecnico starebbe già lavorando per capire i contorni (e i costi), l'escamotage non dispiacerebbe a nessuno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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