Gentile Direttore Feltri, l'indole superficiale della sinistra nostrana, incapace di affrontarla sul merito dei problemi reali del Paese, ha finora fatto circolare un gratuito marchio d'infamia sul conto di Giorgia Meloni per presunte reminiscenze nostalgiche che la vorrebbero in qualche modo legata al fascismo. Premesso che la giovane età del nostro Premier la colloca tra i protagonisti di una stagione di inequivocabile destra democratica, legittimamente approdata a cariche istituzionali dopo una fin troppo lunga conventio ad excludendum, e che il suo pensiero non reca alcuna traccia di simpatia per il totalitarismo nazi-fascista, ancora una volta Giorgia Meloni ha onorato il Giorno della Memoria affermando in modo inequivocabile che l'olocausto ebbe il nazismo come attore protagonista, ma il fascismo come deprecabile complice. Recentemente il Parlamento Europeo ha rinnovato l'equiparazione nella condanna tanto del nazi-fascismo quanto del comunismo, e gli europarlamentari del Pd dovrebbero spiegare perché sono usciti dall'aula per non esprimere un voto: mi sembra chiaro che manchi in loro il coraggio di rinnegare le proprie origini, perché da nipoti del comunismo sovietico non sono o non vogliono essere in grado di considerare liberticidi i loro nonni moscoviti.
Daniele Bagnai
Firenze
Caro Daniele,
c'è chi si professa antifascista e c'è chi dimostra di esserlo ogni giorno onorando i valori democratici posti a fondamento della nostra Repubblica. Giorgia Meloni dà più importanza alla sostanza che alla forma e rientra nella seconda categoria, ossia quella di coloro i quali, per mezzo delle loro azioni, difendono e applicano i principi costituzionali e le libertà. È stata attribuita un'importanza eccessiva, addirittura maniacale, alle parole, alcune sono diventate vietate, pur non contenendo nulla di illecito, altre sono diventate obbligatorie. E Meloni ha subito in questi anni, tanto più da quando ella è stata nominata presidente del Consiglio in quanto leader del partito preferito dagli italiani, crescenti pressioni affinché si dicesse «antifascista».
Da qui il suo rifiuto di piegarsi e di pronunciare termini e frasi che le vengono imposti ed estorti. Inoltre, se gli antifascisti sono questi, ovvero quelli che in nome dell'antifascismo picchiano la polizia, che in nome dell'antifascismo inneggiano a regimi totalitaristi islamici e a organizzazioni terroristiche come Hamas, che in nome dell'antifascismo utilizzano il tirapugni e il martello su chi non la pensa come loro, che in nome dell'antifascismo occupano case, che in nome dell'antifascismo pretendono che spalanchiamo e cancelliamo i confini accogliendo masse di clandestini, venga calpestata la legge, applicata la censura, e potrei continuare, allora trovo più che giusto, coerente e opportuno non dichiararsi «antifascisti» in quanto «antifascista» è divenuto tragicamente sinonimo di «antisociale», «violento», «illiberale», «intollerante», «ipocrita». In tal senso Meloni è tutto meno che antifascista. Come me, del resto. Come te, suppongo. Come chiunque sia dotato di senso civico.
Questa donna combatte dalla mattina alla sera, tutti i santi giorni, per il bene del Paese e degli italiani, che le sono grati e sono in grado di cogliere impegno e sacrifici nonché i risultati della nostra premier, tanto che ad ogni giro di votazioni la fiducia aumenta, cosa che attestano pure i sondaggi, sebbene questi ultimi per me non siano infallibili, eppure non possiamo non commentarli e non tenerne conto.
E cosa succede? Succede che si tenta di trascinarla in polemiche sterili e vane, le solite, tacciandola di essere fascista poiché non si dichiara antifascista, come se il non definirsi «antifascista» fosse la prova provata e inconfutabile, fornita da Giorgia medesima, di essere nostalgica della dittatura e di avere intenzione di ripristinarla. Trovo che si tratti di un ragionamento del tutto idiota e non individuo altro aggettivo per descriverlo meglio: idiota.
I successi di questa leader suscitano una irrefrenabile rabbia nei nemici di sinistra, i quali, non avendo contenuti, allo scopo di colpire Meloni usano il contenitore arrugginito del fascismo, ne sventolano lo spettro, lo ravvisano in ogni gesto, in ogni sillaba, in ogni cosa fatta e pure in ogni cosa non fatta. Eppure non è già questo a doverci indignare, no, questo fa soltanto pena. Ad indignare è altro: i sedicenti democratici, che attraversano una lunga e buia fase di crisi, adoperano l'arma giudiziaria al fine di svilire il prestigio di Meloni e del suo governo nonché di delegittimare sia l'una che l'altro. Un tentativo destinato sistematicamente a fallire dal momento che esiste il presidio solido della Legge e della Costituzione a salvaguardare i perseguitati politici e giudiziari, ma che pure può risultare snervante per chi si trova ad amministrare la cosa pubblica su mandato del popolo sovrano e a doversi allo stesso tempo tutelare da chi glielo impedisce o da chi glielo vorrebbe impedire.
L'iscrizione di Giorgia nel registro degli indagati, insieme ad alcuni dei suoi ministri, non è che l'ennesima certificazione che ella sta facendo bene e che la sinistra, non potendo in alcun modo minarne prestigio e credibilità agli occhi degli elettori, si comporta da
disperata, quale è, apparecchiando uno scontro di poteri che, pur non ostacolando in alcuna maniera il lavoro dell'esecutivo, non giova alla Nazione e determina un pericoloso calo della fiducia dei cittadini nella Giustizia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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