
Gentile Direttore Feltri,
sembra che per la sinistra Giorgia Meloni non ne azzecchi una. Pure il viaggio a Washington è stato descritto come un fallimento e uno smacco all'Europa unita. Secondo me, invece, Meloni ha dato prova di equilibrio e di non volere scavalcare le istituzioni europee. Davvero al di fuori dell'Italia il comportamento di Meloni viene giudicato tanto severamente? O forse è vero il contrario, cioè che questa premier qui ce la invidiano?
Davide De Salvo
Caro Davide,
Giorgia Meloni gode di un crescente prestigio internazionale che si riversa e riverbera sull'Italia e sul popolo italiano, essendo ella considerata alleata e interlocutrice affidabile e onesta. Anche in Europa la stima nei suoi confronti è aumentata, sia da parte dei popoli europei sia da parte dei suoi omologhi. Ella è una donna che si fa rispettare. Poche chiacchiere e tanti fatti concreti. Con il viaggio a Washington direi che la sua autorevolezza è ai massimi storici e sono sicuro che seguiterà a lievitare. Contagiati dalla stampa italiana che parlava di fascismo a proposito di questo esecutivo e del partito di Meloni, i media europei hanno reputato a lungo la leader di Fratelli d'Italia quale pericolosa estremista che avrebbe ripristinato la dittatura in Italia. Poi si sono accorti che questa narrazione era falsa, funzionale a screditare un avversario politico forte e temuto. Meloni ha, colpo dopo colpo, abbattuto ogni pregiudizio nei suoi riguardi. Come leader dei conservatori si è distinta, ma ancora di più come premier di uno Stato membro che per troppo tempo è stato trattato e ha accettato di essere trattato da fanalino di coda nel vecchio continente come altrove. E mi viene da ridere quando un esponente di sinistra, quella sinistra che ha sempre abbassato la testa e ubbidito, Nicola Fratoianni, definisce Meloni «cameriera di Trump», perché è tutto il contrario. Meloni ha espresso la dignità e la fierezza dell'Italia, una Nazione che ora si fa protagonista. E i nostri vicini europei notano quello che viene negato ostinatamente dalla sinistra italiana. Interessante a questo proposito un editoriale pubblicato su un quotidiano economico francese, Les Echos, firmato da Arnaud Le Gal, il quale esalta le abilità del nostro presidente del Consiglio specificando che gli altri leader europei dovrebbero prenderla a modello, a lei ispirarsi, ricalcarne azioni, comportamenti e scelte, quantomeno per non restare indietro. Per quanto riguarda il tour negli Usa, l'editorialista francese sottolinea come Meloni abbia edificato un vero e proprio «legame con gli Stati Uniti destinato a sconvolgere l'ordine costituito europeo». Ma non in senso negativo o catastrofico. Le Gal scrive che Meloni, agli occhi di Trump e del suo vice, «si è dimostrata un'alleata più rispettabile di Victor Orbán tra le forze centrifughe dei 27, perché sa cogliere di sorpresa i vicini senza infrangere troppi tabù. Come quando ricorda che non può negoziare a nome dell'Ue, per giocare meglio le sue carte e affermarsi come intermediaria numero uno tra Washington e Bruxelles». Viene elogiato il piano Mattei, definito come una sorta di pernacchia a Macron, ma soprattutto Meloni viene chiamata «estremista della realpolitik», «risorsa preziosa», pure per l'interlocuzione indispensabile tra Usa e Ue.
È così che ci guardano al di fuori delle nostre frontiere: con ammirazione. E non accadeva da troppo tempo. Forse millenni.
Perché sì, l'Italia è bella, in Italia si mangia bene, i prodotti italiani sono di qualità, il made in Italy non ha eguali, ma l'Italia non si era ancora mai distinta quale potenza in grado di tessere, definire e ricucire relazioni internazionali di decisiva importanza.Grazie, Giorgia.
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