La riapertura del concordato preventivo biennale è una possibilità concreta. Fonti di governo hanno fatto sapere che «non si tratterà di una proroga» del procedimento chiuso il 31 di ottobre ma di «un nuovo strumento» con l'ipotesi di un decreto. Secondo le stesse fonti si starebbe ragionando sulla scadenza e non che si possa porre il nuovo termine al 31 dicembre.
«La soluzione più efficace è il decreto legge, immediatamente esecutivo, da far confluire poi con un emendamento all'interno della manovra finanziaria o del decreto Fiscale», ha spiegato Dario Damiani (Fi), relatore del dl al Senato. «Siamo al lavoro con i nostri alleati per studiare la strada migliore», ha aggiunto evidenziando che «poiché il viceministro Leo ha dichiarato che le risorse saranno utilizzate per la riduzione dell'aliquota intermedia Irpef, il termine più propizio sarebbe la prima metà di dicembre in modo da utilizzare i proventi immediatamente e rendere le modifiche efficaci da gennaio». «Per me la riapertura è auspicabile ma a condizione che porti ad un effettivo giovamento alla finanza pubblica», ha dichiarato ieri Leo al Sole 24 Ore aggiungendo che «la nuova finestra per il concordato preventivo si riaprirà soltanto per quei contribuenti che hanno presentato entro il 31 ottobre la dichiarazione dei redditi ma non hanno aderito al concordato» in modo tale da «non complicare il nuovo calendario fiscale del 2025».
La riapertura consentirebbe a governo e maggioranza di dare risposta alle difficoltà tecniche e di tempistiche segnalate dai commercialisti, costretti a lavorare a ritmo serrato su un istituto di recente introduzione. Ma, soprattutto, di aumentare il gettito. Dai dati ancora in corso di elaborazione emerge che oltre 403mila imprese e professionisti (15% dei soggetti Isa), hanno accettato il patto proposto dall'Agenzia delle Entrate. Il gettito stimato dovrebbe attestarsi sugli 1,3 miliardi di euro con l'emersione di 8,5 miliardi di imponibile Irpef e Ires.
Se il progetto andrà in porto, l'opposizione subirà un'altra sconfitta politica. Il capogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia, aveva dichiarato che la riapertura sarebbe «una resa» e che il concordato stesso è «un fallimento, una sorta di ricatto ad autonomi e partite Iva che non hanno accettato il principio secondo il quale chi non ci sta sarà quasi sicuramente controllato». Affermazioni dichiaratamente false che occorre smentire. In primo luogo, il gettito si è approssimato agli 1,8 miliardi stimati inizialmente dal governo nel 2023.
In seconda istanza, un partito che (rappresentando in larga parte pensionati e dipendenti pubblici con reddito medio-alto) spesso considera «evasori» gli autonomi e le partite Iva non ha proprio i titoli per definire «ricatto» un contratto sociale la cui mancata sottoscrizione, tra l'altro, non comporta sanzioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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