"Equo compenso legge di civiltà". L'Ancl promuove l'iniziativa del governo

Le proposte di Abi, Assonime, Confcooperative e Confindustria vengono definite inconcludenti e i chiarimenti sull'equo compenso basati su "rischi inesistenti": Dario Montanaro supporta l'iniziativa del governo sull'equo compenso

"Equo compenso legge di civiltà". L'Ancl promuove l'iniziativa del governo
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Cinque fra le maggiori organizzazioni datoriali, assicurative e bancarie italiane, ossia Abi, Assonime, Confindustria, Confcooperative e Ania, sono state convocate il prossimo 12 settembre, alle 11, al ministero della Giustizia. L'obiettivo è avviare una discussione per l'applicazione della legge sull'equo compenso. Dario Montanaro, presidente dell’Associazione nazionale dei consulenti del lavoro, si dice soddisfatto di questa iniziativa dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni: "Quella sull’equo compenso è una legge di civiltà che rende pienamente attuativo anche per i lavoratori autonomi quanto sancito dall’art. 36 della Costituzione, oltre a costituire il frutto concreto di un positivo cambio di atteggiamento della politica nei confronti delle libere professioni".

Nonostante si tratti di un passo avanti, come ha sottolineato Montanaro, "dall’entrata in vigore della norma non sono tardate critiche e dubbi sollevati dalle parti sociali in merito a infondate conseguenze che la sua applicazione avrebbe suscitato in futuro". Il provvedimento nasce dall'unione delle proposte normative di FdI e della Lega. Il testo ha come prima firma quella del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, perché è stato depositato a Montecitorio pochi giorni prima di ricevere l'incarico per la formazione del governo. Le organizzazioni datoriali, assicurative e bancarie italiane non sembrano concordare sulle "modalità con cui è stata declinata, che rischiano di dar luogo ad aumenti paradossali e indiscriminati di tutti compensi professionali, generando un volume di costi insostenibile per le imprese".

A loro ha replicato Montanari, che sostiene come i correttivi proposti da Abi, Assonime, Confcooperative e Confindustria siano "inconcludenti" e che i chiarimenti interpretativi urgenti siano in realtà per "rischi inesistenti". il presidente di Ancl spiega: "Sembra sfuggire alle varie associazioni di categoria, e non solo, la ratio della misura sull’equo compenso, quale strumento volto a garantire al professionista un compenso commisurato al valore della prestazione e una maggiore tutela verso clausole ritenute vessatorie ex lege". Ma è volto anche a tutelare i lavoratori da "comportamenti abusivi da parte di imprese che detengono un forte potere contrattuale.

Questo significa tutelare e garantire il singolo professionista, e ancor di più riconoscere piena dignità al lavoro autonomo, portando avanti quella, oramai da tempo auspicata, equiparazione tra le differenti categorie di lavoratori".

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