In Italia esiste solo l'omicidio, inteso come soppressione volontaria di una vita umana per mano di un altro essere umano: eccezioni sono il suicidio (dove una vita umana fa tutto da sola) e il deicidio, concetto indicato per l'uccisione di Gesù Cristo. L'omicidio può essere doloso (non cagionato apposta) ma il resto sono variabili linguistiche, aggravanti, scriminanti e soprattutto leggi che non funzionano: vale per l'omicidio stradale del 2016 (la legge non ha visto calare i morti, anzi) e per la legge sul femminicidio del 2013 (che non ha visto calare gli omicidi in famiglia, di cui la donna è parte) e così sarebbe opinione nostra -, anche per l'omicidio sul lavoro, ultima fiammata di cui in realtà si chiacchiera da anni: sarebbe un omicidio doloso a opera di chi non rispetti le norme sugli infortuni sul lavoro, un modo per inasprire le pene e farsene vanto.
Sul lavoro Nel 2016 ne parlò il deputato di Sel Giorgio Airaudo (ex Fiom) che preparava appunto una legge per chi abbia responsabilità nel mancato controllo delle norme di sicurezza. La Cgil si scatenò a favore. A rompere la diga fu anche l'abnorme sentenza della
Cassazione sul caso Thyssenkrupp, che nel maggio 2016 confermò galera pesante per omicidio colposo (quasi dieci anni) ai danni di quattro manager che in primo grado erano stati addirittura condannati per omicidio volontario: degli omicidi sul lavoro, per il resto, si riparla periodicamente, nonostante siano quasi giornalieri come pure le rapine o il bullismo: i media potrebbero riportare un caso nuovo tutti i giorni.
Il Guardasigilli Carlo Nordio, in un recente Question Time alla Camera, ha detto che un nuovo reato non gli interessa, e che sono allo studio altre misure per contrastare il lavoro sommerso: «Con l'esperienza dell'omicidio stradale che ha aumentato a dismisura la pena», ha detto, «gli incidenti non sono diminuiti, ma aumentati». Viceversa, quelli sul lavoro sono calati: le denunce arrivate all'Inail in tutto il 2023 sono state 1.041, mentre nel 2022 sono state 1.208 e nel 2021 sono state 1.361.
In strada Nei due anni successivi all'entrata in vigore dell'omicidio stradale (2016) in effetti i morti sono stati 3.283, ma poi l'anno dopo sono saliti a 3.378 (nel 2017) e poi ancora a 3.334 (nel 2018) dopodiché ci sono stati gli anni delle restrizioni
da Covid. Secondo i vertici dell'Aci, nei primi mesi di applicazione della legge, i feriti aumentarono peraltro del 16 per cento, ma, per timore della stessa legge, aumentò anche il numero dei pirati della strada che si diedero alla fuga. Molto migliore si rivelò nel 2003 la legge sulla patente a punti: entrò in vigore il 1 luglio 2003 e nel giro di cinque mesi permise un calo degli incidenti del 17,16 per cento, mentre la diminuzione nel numero di morti e feriti fu rispettivamente del 23,4 e del 20,2.
In famiglia Nonostante la legge del 2013 sul «femminicidio» (legge orrenda, nostro parere) e infiniti correttivi legislativi sparsi qua e là, e nonostante un'attenzione spasmodica dei media più sulla donna che sugli
omicidi familiari (neonaticidi, infanticidi, figlicidi, parricidi, regicidi e altri incroci), nel 2022 sono stati commessi 314 omicidi volontari rispetto ai 304 del 2021: più 3 per cento, dei quali 124 con vittime donne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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