Quella che vivo "è una dimensione folle nelle sue cose, velocissima, che ti chiude, che ti toglie molta autenticità, ho sempre avuto il terrore di non accorgermi se divento un'altra persona. Io invece mi sento la stessa persona, e l'ho messa nero su bianco", così ha detto Giorgia Meloni ospite con il direttore de Il Giornale, Alessandro Salusti, nella prima puntata stagionale di Porta a Porta, lo storico programma di Rai uno condotto da Bruno Vespa. Il presidente del Consiglio ha rilasciato una lunghissima intervista al direttore, disponibile in tutte le librerie dal titolo "La versione di Giorgia", edito da Rizzoli. Con Sallusti c'è stato anche un simpatico siparietto all'ingresso in studio del direttore, quando l'iconico campanello di Porta a Porta non ha funzionato per annunciare il suo arrivo. "Dlin dlon", ha detto il presidente del Consiglio, imitando il suono della famosa scampanellata.
"La versione di Giorgia"
"Credo che la forza di questo libro sia che per la prima volta Giorgia Meloni mette in chiaro il suo pensiero autentico su tutti temi. Fino a oggi è stata raccontata in un certo modo che non le appartiene", ha spiegato il direttore Sallusti al suo ingresso in studio, spiegando quale sia l'elemento caratterizzante di questo libro. Secondo quanto spiegato dal direttore, il premier "ha un progetto semplice e complicato, che per mille motivi è stato offuscato dalla propaganda politica e dall'ostilità di chi controlla la maggior parte dei mezzi di informazione. Il problema identitario, e c'è un capitolo dedicato, lo ritrovi in tutti pensieri che affronta. Il suo pensiero autentico ha delle radici e queste vengono fuori in questo racconto".
Manovra di Bilancio ed extraprofitti
Nel corso della trasmissione sono stati numerosi i temi affrontati. Il centrodestra, ha spiegato il premier ragionando sul primo anno di governo, "siamo tutte persone responsabili, sappiamo che non possiamo disperdere energie e confido che al di là del fatto che ogni partito segnali la sua specificità, tutti capiscano bene il limite alle cose che possono mettere in difficoltà le risposte che dobbiamo dare agli italiani". Poi aggiunge: "Io non sono la maestra di nessuno". Il suo esecutivo si è posto delle priorità per lavorare con organizzazione ed efficacia alla stesura della Manovra di bilancio: "Redditi più bassi, famiglia, sanità, pensioni sono le priorità".
Poi precisa: "Non abbiamo tolto soldi alla sanità, bisogna fare attenzione al parametro di riferimento, se sono gli anni del Covid è evidente che in quegli anni la spesa è schizzata". E parlando di come il suo governo intende affrontare il tema, ha spiegato: "Ho detto e ritengo che la sanità debba essere uno dei grandi interventi della legge di bilancio, non è detto che la soluzione sia mettere soldi nei fondi, c'è un tema di come quei soldi vanno spesi".
Sulla tanto contestata tassa sugli extra-profitti, Giorgia Meloni non intende retrocedere: "Rivendico la normativa, se ci sono correttivi possiamo valutarli, ma non faccio marcia indietro". Quindi, prosegue il premier, "modifiche si ma a parità di gettito". Ossia poco meno di 3 miliardi di euro. E durante l'intervista con Vespa ribadisce: "Rivendico il provvedimento che non aveva alcun intento punitivo".
Ipotesi premierato
Il progetto del premierato da parte del governo va avanti: "Siamo praticamente pronti penso che nelle prossime settimane presenteremo ufficialmente". Un progetto importante da parte dell'esecutivo Meloni, facente parte delle riforme annunciate in campagna elettorale un anno fa. "Gli italiani ci hanno chiesto di farla, dare stabilità e diritto di scegliere da chi farsi governare, abbiamo messo nero su bianco questi due obiettivi poi vedremo il dibattito con il Parlamento sperando che ci possano essere convergenze". Nella norma preparata dal governo, spiega Meloni, sono state tenute in considerazione le indicazioni che sono arrivate anche dagli altri partiti. "Se non ci saranno i due terzi in Parlamento saranno gli italiani a esprimersi con il referendum", ha detto ancora il premier.
Superbonus e Reddito di cittadinanza
Nel suo intervento, Meloni ha rivendicato lo stop al reddito così com'era stato progettato dal Movimento 5 stelle: "Uno Stato giusto non mette sullo stesso piano l'assistenza a chi può lavorare e chi non può farlo. Uno Stato giusto si deve occupare di fare assistenza nei confronti di chi non è in condizione di lavorare". Mentre sul superbonus ha snocciolato alcuni dati: "I bonus edilizi messi in campo dal governo Conte sono costati 140 miliardi. Mediamente una legge di bilancio per un anno vale 20-35 miliardi. Qualcosa non deve aver funzionato se, quando sono stati immaginati questi provvedimenti, è stato stimato che il superbonus sarebbe costato 6 miliardi e invece ne costerà più di 100".
Visione europea
A pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, Giorgia Meloni non vuole guardare troppo in avanti. Sull'ipotesi di un patto coi socialisti, però, chiude definitivamente ogni porta: "È molto difficile, come non l'ho fatto in Italia, che io possa farlo in Europa. Penso che questo dibattito alle future colazioni dell'Europa sia prematuro. Posso dire che oggi tutti vedono un possibile futuro ruolo dell'Italia tutt'affatto marginale. Il mio obiettivo è che in Italia tutti i partiti della coalizione possano crescere nelle prossime elezioni europee".
Il direttore Sallusti, in merito a questa riflessione del premier, ha ricordato come "tutte le maggioranze, quando è in arrivo un appuntamento elettorale, vanno sotto pressione. Lo trovo naturale. Al governo ci sono tre partiti e ognuno ha un'identità che giustamente mette in campo nel momento in cui va a chiedere il consenso. Qui serve un surplus di lavoro del presidente del Consiglio, che oltre a dimostrare (e lo sta facendo) di essere all'altezza di fare il presidente del Consiglio deve dimostrare di essere capace di tenere assieme la coalizione. È fondamentale, gli italiani non capirebbero una cosa che va oltre una legittima tensione".
Sulla vicenda Ita-Lufthansa, "su cui il governo ha trovato una soluzione dopo anni che ci viene chiesto di trovarla, mi aspetto che ci si dica bravi e non si perda tempo. Lo penso e l'ho detto". Poi, ha aggiunto: "Abbiamo ereditato diversi dossier strategici complessi, da Tim a Ita a Ilva, stiamo cercando di trovare soluzioni efficaci, strutturali, che difendano la competitività dell'Italia. Quando le troviamo chiediamo che l'Ue ci dia una mano, come in questo caso". E in merito alle frizioni con il commissario Ue Paolo Gentiloni, spiega: "Ho trovato da parte di Gentiloni nell'ultimo anno molte interviste per redarguire il governo. Non so se accade nelle altre nazioni".
Anche sulla guerra in Ucraina, Meloni non
retrocede: "Non cambiamo posizione. Penso nonostante le difficoltà, anche l'affaticamento, che potrebbe andare peggio se non facessimo quello che stiamo facendo, una guerra più vicina, un mondo più insicuro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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