Giorgia Meloni, dopo il suo primo anno da premier, ha voluto tracciare un bilancio al Tg1. Per quanto la presidente del Consiglio abbia aggiunto sin da subito che l'unico giudizio sul suo operato possono darlo gli italiani. Tra i punti focali toccati, la gestione dei fenomeni migratori. "Abbiamo lavorato tantissimo, i risultati non sono quelli che speravamo di vedere", ha premesso la leader di Fdi, su questo specifico tema. Poi il proseguo: "Sono certa che ne verremo a capo, ma questo tema merita una seconda fase di impegno".
Il governo, in relazione all'immigrazione, ha fatto sentire la sua voce in Ue, contribuendo a una modifica dell'approccio generale. E ha recitato una parte decisiva per la firma di accordi essenziali, soprattutto il memorandum con la Tunisia (che la sinistra europea continua a boicottare). Ma l'Italia deve vedersela anche con chi gioca contro i suoi interessi. La leadership internazionale della Meloni è più che riconosciuta. "L'Italia - ha proseguito la premier - è oggi più credibile, più stabile, più ascoltata". Tra coloro che sono stati smentiti, pure i gufi dell'instabilità e del caos sociale. Quelli che avevano cavalcato la narrativa del disastro imminente prima delle elezioni. "Vado fiera dei dati economici - ha sottolineato la premier -, vado fiera di una Italia che dopo anni che era fanalino di coda oggi cresce più della media europea, del record di numero di occupati, del record di contratti stabili, sono fiera di aver concentrato tutte le risorse su chi era più in difficoltà, sui redditi medio-bassi". Una scelta che è stata rivendicata e che, come i fondamentali economici raccontano, ha dato i suoi frutti. La prospettiva è chiara: la prossima fase è quella buona per qualche cambiamento degli assetti istituzionali. E per una sostanziale azione riformista che cambi il volto di buona parte dei settori chiave.
"Vedo l'orizzonte dei 5 anni di governo e quell'orizzonte mi serve anche per realizzare le grandi riforme di cui questa nazione ha bisogno", ha osservato. "Vorrei - ha proseguito - che questo fosse l'anno delle riforme: vedere i primi mattoni della riforma fiscale, avviare la riforma costituzionale, fare la parte più consistente della riforma sulla giustizia. E poi la grande riforma del merito, particolarmente nella scuola e intervenire sull'emergenza abitativa. C'è un grande lavoro da fare ma rispetteremo gli impegni presi", ha assicurato. Sule prossime mosse in materia di lavoro, la leader di Fdi ha respinto al mittente le accuse d'immobilismo partite da Schlein e compagni. "Sul tema del salario minimo, mi stupisce che l'opposizione scopra oggi la sua utilità, perché in dieci anni al governo non lo hanno realizzato. Io temo possa peggiorare la condizione di più lavoratori di quelli ai quali la migliora, ma aspettiamo la proposta del Cnel", ha argomentato la premier.
Stilettate anche su Conte e il suo "gratuitamente". "Sul superbonus parlano i numeri. Centoquaranta miliardi di euro di buco tolti alla sanità, all'istruzione, alle pensioni, per ristrutturare le seconde case e anche i castelli". Medesimi toni sull'assistenzialismo di stampo grillino (ma anche dem): "Sul reddito di cittadinanza abbiamo fatto la cosa giusta e quella che avevamo promesso: distinguere chi può lavorare da chi non può farlo. Chi non può lavorare mantiene il sussidio, chi può lavorare è giusto che abbia lavoro e formazione". La presidente del Consiglio traccia così la strada delle prossime fasi di questa legislatura.
Oggi Fdi si sarebbe dovuta ritrovare in tutte le principali città italiane per raccontare l'azione "vincente" dell'esecutivo. Le iniziative sono state annullate in virtù della camera ardente per il presidente emerito Giorgio Napolitano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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