Meloni, svolta baby gang: "Stop minorenni armati: lo Stato ci mette la faccia"

Varato il provvedimento sulla criminalità giovanile La premier attacca: «Prima s’è preferito occuparsi di altro. Le norme? Prevenzione, non repressione»

Meloni, svolta baby gang: "Stop minorenni armati: lo Stato ci mette la faccia"
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La conferenza stampa inizia alle 18 e lei non c’è. Ma come proprio sul dl Caivano? Dopo essere andata lì con i ministri, nella piazza campana dello spaccio, dove ragazzi stuprano bambine? Dopo il blitz spettacolare? Sono schierati 7 ministri e il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano per riferire delle nuove regole contro la delinquenza minorile, frutto di un «intenso e impegnativo» consiglio. Attacca Raffaele Fitto, poi Carlo Nordio e Piantedosi e, mentre il titolare degli Interni racconta di Daspo, ammonimenti, arresti in flagranza, ecco Giorgia Meloni svolazzante nel suo completo beige che si siede al centro del tavolo.

«In passato - dice la premier, dopo aver fatto finire tutti i suoi ministri- lo Stato di fronte alle zone franche della criminalità ha preferito occuparsi di altro, visto che erano questioni complesse ha deciso che era meglio non entrarci, è indietreggiato. Invece questo governo, dopo l’ennesimo fatto di cronaca, a Caivano ha preso impegni precisi e ha voluto metterci la faccia».

La faccia è la sua, con l’espressione decisa del bulldog per niente mitigata dalla cornice di capelli lisci e biondi e grandi orecchini a foglia. Spiega che è «una sfida non semplice», ma le norme dei 3 decreti legge approvati serviranno a Caivano come a tutte le aree nelle stesse condizioni, dove i giovani sono vittime e carnefici, come Torbellamonaca a Roma, come i Quartieri spagnoli a Napoli. «Le hanno già presentate come norme repressive - corregge Meloni- ma sono anche di prevenzione, perché se si è così allargato l’uso dei minori da parte della criminalità organizzata è anche per le scarse conseguenze che hanno i loro atti. Credevamo di aiutarli, invece li abbiamo esposti di più e loro si sono fatti scudo dei più giovani».

Caivano, in particolare, è un test per il governo, una dimostrazione di forza, un segnale ai delinquenti che cambierà tutto, si capisce nelle parole della premier. Giorgia parla di quello che seguirà al blitz, con un «impegno costante per la presenza delle forze dell’ordine, la bonifica territorio, per un primo intervento sull’enorme centro sportivo di 25 mila metri quadri chiuso da anni e diventato l’enorme discarica dove sarebbe avvenuto lo stupro delle due ragazzine, che rinascerà per offrire ai giovani un’alternativa al niente». Ci sarà il commissario straordinario per Caivano, prosegue la premier, e tutto «durerà qualche anno, ma con la presenza cadenzata del governo, ho chiesto ai ministri di andare, controllare, ho parlato con i rappresentanti del Comune delle case popolari che non si sa come vengono assegnate, con il presidente della Regione De Luca...». La regione Campania, sempre quella con un capoluogo meraviglioso, Napoli, che in questi stessi giorni ha visto un ragazzo di 17 anni ucciderne un altro ventiquattrenne per una stupida lite. Qui la voce del premier s’incrina, racconta che poco prima ha incontrato faccia a faccia Daniela, la madre-coraggio del giovane musicista napoletano scomparso Giovanni Cutolo. «Sono colpita dalla sua forza, dopo una tragedia così- dice Giorgia-lo dico da madre...».

Per cambiare le cose Meloni e il suo governo vogliono intervenire con norme più severe, interventi per responsabilizzare i genitori, scuole migliori, controlli sui siti pedopornografici... «Ho fatto la faccia inorridita, come altre mamme, quando il ministro Roccella ha detto che l’accesso a questi siti inizia a 6-7 anni.

No, non vogliamo sbattere in galera bambini di 12 anni come hanno detto, ma se un quattordicenne oggi gira con una pistola carica oggi non posso fermarlo e ho scoperto che i genitori che non mandano a scuola i figli rischiano solo una multa di 30 euro. Vogliamo continuare così?».

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