Il “ddl Ferragni” è stato approvato dal Consiglio dei ministri con una configurazione in 4 articoli in base alla quale, dopo il passaggio parlamentare, si renderà più chiara la comunicazione sulle operazioni benefiche. Una stretta che si ispira al “pandoro-gate”, che ha portato Chiara Ferragni a essere iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di truffa aggravata da minorata difesa. Quello che l’influencer chiama “errore di comunicazione”, quindi, oggi rischia di essere punito in sede amministrativa con sanzioni fino a 50mila euro, al di là di eventuali contestazioni da parte dell’Antitrust, come avvenuto nel caso specifico.
Andrea Puccio, avvocato penalista di comprovata esperienza, ha spiegato a ilGiornale.it in che modo il "ddl Ferragni" si inserirà nell'attuale scenario e influirà sui comportamenti di aziende e influencer. "La proposta normativa in questione", spiega il legale, "si pone l’obiettivo di disciplinare il fenomeno, senza prevedere l’introduzione di nuove fattispecie di reato". In ogni caso, sottolinea Puccio, "i risvolti penali del fenomeno non sono stati trascurati nello schema del disegno di legge. Infatti, in tema di sanzioni, al comma 2 dell'articolo 4 è prevista la clausola di esclusione: 'Salvo che il fatto costituisca reato'. Ciò significa che la sanzione amministrativa, da 5 a 50 mila euro, con possibilità di aumento o diminuzione di due terzi in base alla gravità del caso concreto, troverebbe automatica applicazione, salvo che il fatto costituisca reato".
La fattispecie di reato che viene contestata a Chiara Ferragni è quella di truffa, con l'aggravante della minorata difesa. Bisogna, quindi, immaginare di distinguere i casi che potrebbero essere coperti dal nuovo ddl sulla base della gravità del fatto; invece, per i casi in cui non è configurabile una fattispecie di reato, il nuovo ddl dovrebbe fungere da deterrente. "Il Governo, con questo disegno di legge, intende sanzionare sul piano amministrativo anche le condotte che non integrano alcuna fattispecie di reato", prosegue l'avvocato Puccio. Le sanzioni, che possono essere piuttosto consistenti a livello economico, si trasformano in una sospensione dell'attività fino a 12 mesi in caso di reiterazione.
L’aggravante della cosidetta “minorata difesa”, che viene contestata alla Ferragni, spiega il legale, dovrà poi essere dimostrata in sede giudiziale. Attualmente, si tratta solo di un’ipotesi che viene avanzata dalla Procura, che, tuttavia, andrà eventualmente accertata in una fase successiva. “Peraltro, risulta che, per i medesimi fatti, pendano attualmente più procedimenti presso diverse Procure: ciò ha determinato uno stallo, stante il contingente contrasto tra Uffici della Procura”, ci ha detto il legale, in stretta correlazione al caso Ferragni, che ha comunque aperto gli occhi su una situazione che, in tempi rapidi, avrebbe comunque dovuto necessariamente essere normata.
Bene, quindi, il lavoro del Governo ma, sottolinea Puccio, “non possiamo non tenere in considerazione come questo fenomeno abbia un’estensione più ampia, ben oltre i confini nazionali: gli effetti delle condotte degli influencer e delle aziende, infatti, possono avere un impatto a livello transnazionale.
Sarebbe, a mio avviso, necessario ragionare su una disciplina comune, quanto meno a livello eurounitario, individuando, anzitutto, un perimetro di legalità a beneficio di tutti i player che operano sul mercato. Solo dopo aver proceduto in tal senso, si potranno prevedere sanzioni di natura amministrativa e penale”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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