«Piena condivisione di vedute». Passate poco più di dodici ore dal comunicato congiunto che raccontava la grande sintonia registrata nel vertice di maggioranza che si è tenuto domenica pomeriggio a casa di Giorgia Meloni, ieri si è fatta ineluttabilmente largo la cronaca. Che per tutta la giornata ha dipinto una coalizione di governo alle prese con tensioni più o meno sotterranee e su diversi fronti. Dal canone Rai alla riduzione dell'Irpef, passando per il decreto flussi in discussione alla Camera. Tutte scosse di assestamento che hanno in verità un minimo comune denominatore: l'incontro domenicale tra Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti non è andato granché bene. Perché Forza Italia e Lega hanno messo sul tavolo i loro desiderata in vista della manovra (Tajani insiste su taglio dell'Irpef e pensioni minime, Salvini su flat tax e fondi per il ponte), ma la premier ha continuato a predicare cautela, chiedendo agli alleati di «non puntare bandierine» e rimandando ogni decisione alle «valutazioni sulla fattibilità finanziaria» che farà il Mef. Come dire che i margini di manovra sono pari a zero.
Circostanza, questa, che non ha messo di buon umore i due vicepremier, in particolare Tajani quando ieri mattina ha letto su molti giornali che la Lega sarebbe stata a un passo dal portare a casa la riduzione del canone Rai. Una battaglia su cui Salvini insiste da tempo e sulla quale Forza Italia nutre storicamente enormi perplessità, al netto del fatto che se davvero Meloni fosse intenzionata a dire «sì» alla Lega sulla Rai, allora - è il ragionamento degli azzurri - dovrebbe fare lo stesso con altre richieste avanzate da Forza Italia. Non è un caso che in serata - proprio mentre il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani arriva in Senato per una riunione di maggioranza che sblocchi l'impasse sull'emendamento del Carroccio al decreto Fiscale sul taglio del canone - Fratelli d'Italia lasci filtrare che sulla Rai non è stata presa alcuna decisione definitiva. Un segnale che non c'è alcuna intenzione di alzare ulteriormente la tensione. A costo di stoppare pure l'iter del decreto fiscale all'esame di Palazzo Madama.
Forza Italia, però, resta sugli scudi. E a via della Scrofa c'è chi ipotizza che la nomina del successore di Raffaele Fitto a ministro per gli Affari europei contribuisca ad alimentare il nervosismo degli azzurri. Comunque sia, è un fatto che il Consiglio dei ministri di ieri - convocato da giorni - scelga di rinunciare all'atteso esame del dl Giustizia. Che slitta alla prossima settimana su sollecitazione proprio di Tajani, che avrebbe chiesto il rinvio a causa dell'assenza dei ministri di Forza Italia (che pare avessero tutti altri impegni già in agenda). Uno stop dell'ultimo minuto nonostante il Cdm fosse in programma da giorni. «Il decreto dispone potenziamenti in materia di reati informatici per la Procura nazionale antimafia. E così come è stata concepita - spiega Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato di Forza Italia - la bozza del decreto merita ancora una riflessione nel governo». Insomma, come è arrivato in Consiglio dei ministri il provvedimento a Forza Italia non va bene.
E pure sul decreto Flussi in discussione alla Camera gli azzurri si muovono in autonomia. La maggioranza è costretta a rimandare il provvedimento in commissione Affari costituzionali e rinviare a sera la richiesta della fiducia (il che comporterà che oggi a Montecitorio si andrà avanti fino a mezzanotte) per raccogliere i rilievi del Quirinale sull'opportunità di seguire la sollecitazione arrivata dalle Corti d'appello per avere un mese per organizzare il nuovo lavoro. Il governo avrebbe voluto risolvere la cosa con una nota interna del ministero della Giustizia, ma gli uffici giuridici del Colle hanno fatto presente che un atto amministrativo non sarebbe stato necessario. Di qui il rinvio in Commissione con conseguente allungamento dei tempi e seduta notturna oggi. Con Forza Italia che non manca di sottolineare come il decreto Flussi sia carente sotto diversi punti.
Tanto che il deputato azzurro Paolo Emilio Russo deposita un'ordine del giorno per chiedere al governo di valutare l'opportunità di adottare, anche in accordo con il Garante per la protezione dei dati personali, un regolamento per codificare l'accesso alle informazioni dei dispositivi elettronici dei migranti trattenuti nei Cpr o richiedenti asilo. Perché anche loro - come prevede l'articolo 15 della Costituzione - hanno diritto alla libertà e segretezza della corrispondenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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