C'è sempre voglia di riascoltare Raffaella Carrà, di tenercela stretta per una serata, di rituffarci per un momento nei sui balletti, nel suo sorriso, insomma nella «fiesta«. L'occasione stavolta la fornisce Rai Documentari con un doc (prodotto da Aurora Tv) intitolato La nostra Raffaella, in onda sabato 25 maggio alle 21 su Raiuno in prima serata. In particolare ci si sofferma sul rapporto inscindibile tra la grande artista e la tv di Stato. Come si racconta nel documentario, Raffaella è stata il diamante della Rai: due storie che si sono sovrapposte per decenni, influenzandosi reciprocamente, divenendo un unico pentagramma dalla fine degli anni Sessanta in avanti. La Carrà si è fatta interprete di un'Italia che voleva cambiare: nel modo di ballare, nel modo di vestire, nel modo di amare e di pensare. Un'Italia che le somigliava profondamente: semplice e talentuosa, provinciale e attenta al futuro. Energia, rigore, empatia, sono state le qualità che la showgirl ha sempre messo nel suo lavoro ma anche nei rapporti con i suoi collaboratori e con tutti quei personaggi, dello spettacolo e della cultura, che possono raccontare di aver lavorato al suo fianco o di averla incontrata.
Proprio attraverso da loro (di Bruno Vespa, Enzo Paolo Turchi, Irene Ghergo, Maria Grazia Cucinotta, Noemi e molti altri) viene un ritratto della «nostra Raffaella». E lei stessa si racconta anche attraverso le interviste rilasciate in cinquant'anni di carriera e conservate nelle Teche in una sorta di virtuale self-portrait.
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