Grecia, dal parlamento l'ok al piano di austerity Ma in piazza si scatena l’inferno: oltre 500 feriti

Il Parlamento approva il piano indispensabile per ottenere gli aiuti della Ue e del Fmi. Previsti 28,4 miliardi di tagli e 50 miliardi di privatizzazioni. Ma fuori dall’Aula è battaglia tra anarchici e forze dell’ordine: cassonetti bruciati e una decina di deputati strattonati prima del voto. Oltre 500 i feriti

Grecia, dal parlamento l'ok al piano di austerity 
Ma in piazza si scatena l’inferno: oltre 500 feriti

Una Grecia in fiamme. Che, imboccando ieri in Parlamento il corridoio dell’ultima, disperata chance per non affondare, è stata nuovamente teatro di violentissime proteste. Scene di straordinaria guerriglia urbana che, da maggio, quando sono divampate le prime proteste, sono entrate a far parte del paesaggio surreale di un Paese che ha deragliato dai binari della corretta amministrazione.
E così ieri, nel secondo giorno di sciopero generale di 48 ore, indetto dai sindacati e dal movimento degli «indignati», in quello che sarebbe stato il D-Day, il giorno di quel voto decisivo per non affondare, migliaia di manifestanti si sono dati appuntamento, ad Atene, fin dalle prime ore del mattino, attorno al Parlamento ellenico. Con uno scopo ben preciso: impedire ai deputati di andare a votare quella serie di severi tagli che, poi approvati, permetteranno alla Grecia di ricevere 12 miliardi di euro che fanno parte del pacchetto di aiuti da 110 miliardi di euro stabilito dall’Unione europea. Finiti nella morsa dei dimostranti, è andata subito male ad una decina di parlamentari, che sono stati accerchiati e strattonati (uno di loro è stato anche colpito da un vasetto) e i tafferugli si sono innescati, con tre persone che sono rimaste, ferite, a terra. E mentre decine di cittadini tentavano di sbarrare le strade attorno al Parlamento con le loro auto, la polizia ha reagito sparando lacrimogeni e usando spray urticanti. L’aria nella piazza è diventata in pochi minuti irrespirabile anche per il fumo che si è innalzato dai cassonetti, dati alle fiamme dai dimostranti, tanto che parecchi sono stati costretti a rifugiarsi nei sottopassaggi della metropolitana di piazza Syntagma.
Ma la situazione è ulteriormente degenerata dopo che si è appreso che l’assemblea dei deputati aveva approvato il piano economico di medio termine (155 i sì, 138 i no). Un gruppo di contestatori «incappucciati», muniti di scale, ha cercato, infatti, di dare alle fiamme un palazzo di uffici sempre in piazza Syntagma. Di fatto una trentina di dimostranti è riuscita a fare irruzione nell’edificio, al cui piano terra ha sede una succursale dell’istituto bancario ellenico Eurobank, sfondando le finestre, ma non ha avuto il tempo per appiccare le fiamme all’interno del palazzo perché è stata bloccata e neutralizzata dagli agenti. Anche ieri come era accaduto nei giorni precedenti ai manifestanti si sono uniti, a quanto sembrerebbe, decine di ultras delle tifoserie delle squadre di calcio e bande di motociclisti arrivati da tutto il Paese. La dice lunga sugli scontri fra poliziotti e manifestanti nel centro di Atene, un bollettino di guerra che parla di oltre cinquecento feriti, di ogni età, che sono stati medicati e assistiti nel centro provvisorio allestito nella stazione della metropolitana di piazza Syntagma. In serata la polizia ha parlato di almeno una ventina di agenti feriti e di 26 fermi e tre arresti. La situazione ha raggiunto un tale livello di pericolosità che i responsabili del King George Hotel, uno dei lussuosi alberghi che sorge proprio su piazza Syntagma, si sono visti costretti ad evacuare gli ospiti «a causa del carattere incontrollato degli avvenimenti». Poliziotti e «incappucciati», molti dei quali armati di fionde con cui scagliavano bulloni e sfere di cuscinetti per auto, si sono confrontati a lungo e più volte, sino all’imbrunire. Almeno tre quartieri della capitale sono isolati perché bloccati da barricate improvvisate.
Ieri le saracinesche sono rimaste tutte abbassate, i trasporti pubblici fermi, le scuole chiuse. Disordini sono scoppiati anche in altre centralissime piazze ateniesi: Pedion tou Areos, Plateia Clathmonos e Omonia dove il Pame, il sindacato vicino al Partito Comunista di Grecia, continua ad organizzare comizi e manifestazioni. Manifestazioni e proteste si sono svolte anche a Heraklion, capoluogo dell’isola di Creta dove un gruppo di dimostranti ha distrutto gli uffici locali del Pasok, il partito al governo, mentre era in corso una riunione di aderenti al partito. Anche a Chania, altra grande città di Creta, i dimostranti hanno distrutto gli uffici del Pasok poi hanno occupato gli uffici del Comune costringendo il sindaco Manolis Skoulakis ad andar via sotto la protezione della polizia.

Il movimento dei greci «indignati», che ha invitato tutti i cittadini a un «risveglio panellenico», intanto sfida il governo con uno slogan che non fa certo ben sperare per i prossimi giorni: «Non pensate che la repressione possa fermare le nostre proteste».

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