Un romanzo da leggere dalla prima allultima pagina per entrare finalmente nel ventre molle della quotidianità del Terzo Reich da una prospettiva tutta particolare: quella di un giovane scienziato, arruolatosi per convenienza nelle SS, che in seguito a una serie di incontri curiosi finisce a girare un film porno per tirare su il morale delle truppe del Reich millenario e a innamorarsi della protagonista, una convinta nazionalsocialista, una biondina irresistibilmente sexy e puttana per evitare la miseria quotidiana. È una sorta di amore fatale che va al di là di ogni paradigma sociale e moralismo. La coppia vive tra dragées oppiate e sesso hard nella Berlino che comincia a chiedersi quanto durerà l'ubriacatura hitleriana.
È la variazione germanica del Grande Sertão con migliaia di personaggi nei più diversi scenari: dalla Berlino in guerra alle Alpi bavaresi, dal deserto libico ai tempi del crollo dellAfrika-Korps per finire a Las Vegas e sullaltopiano desertico del Nevada. Potrà essere azzardato accostare questo immenso romanzo, confuso, neobarocco, complicato, irritante e intrigante, con Il tamburo di latta che Günter Grass aveva scritto circa mezzo secolo fa. L'accostamento è suggerito dalla ridondanza barocca di entrambi i romanzi, ma anche dall'ambiente squallido, fanatico, cinico, immorale e a modo suo fascinoso dell «élite nera», del corpo delle SS. I superuomini di Himmler appaiono in tutta la loro umanità ridicola, miserabile, grottesca. La società tedesca in guerra è rappresentata dal buco della serratura senza orpelli, ma senza alcuna tentazione di facili condanne ideologiche. E del resto i «liberatori», i gloriosi militi dell'Armata Rossa o i thommies alla caccia della Volpe del Deserto o i GI doltreoceano si rivelano della stessa pasta: avidi di sesso e denaro, pronti a qualsiasi nefandezza pur di raggiungere la soddisfazione dei loro desideri e per l'autore i desideri sono sempre assai bassi, sotto la cinta per intenderci.
Il titolo italiano è stranamente accattivante, probabilmente una scelta editoriale, giacché il titolo tedesco Endstufe, Stadio finale, è assai neutro e rende più fedelmente lintenzione dellautore perché la narrazione sale di pagina in pagina fino a trasformare in un mito un racconto volutamente confuso che insiste sulla descrizione di ambienti quotidiani della società tedesca, dove affiorano ipocrisia e cinismo nellaspettativa di una rapida e facile vittoria delle invincibili armate hitleriane.
È così che un giovane scienziato tedesco, cinico e disposto a tutto, incontra una puttana e la coppia si fonde e si trasmuta in un archetipo di realizzazione di una nuova umanità al di là del denaro e del mediocre potere finanziario e sociale che retrocede di fronte al «biomagnetismo» sessuale, che è poi la versione contemporanea di quella forza che attrasse Paride a Elena, Tristano a Isotta fino ad Alfredo a Violetta nella accezione borghese del mito eroico dellamore fatale, di quellamore fatale che oltrepassa la gelosia, il possesso per giungere allincandescenza che trascende secondo Nietzsche lultimo uomo per aprirsi alla genesi dell«oltreuomo».
Il romanzo è un viaggio imprevedibile tra materiali pornografici, improbabili digressioni scientifiche, banali discettazioni pseudopolitiche fino alla soglia mitica, che è poi quella dove oscuramente, «peccaminosamente» si aggiravano le teorie più astruse dell'occultismo nazionalsocialista. A lettura finita abbiamo la sensazione di unenorme confusione, ma anche di una narrazione «eccezionale» che trasmette limmagine grottesca e ridicola dell«uomo nuovo» hitleriano.
I gerarchi sono goffe marionette, caricature risibili di una tragedia di cui non avevano certo percepito le proporzioni epocali, così come i giovani leoni del Terzo Reich si rivelano squallidi arrivisti, miseri nichilisti. In ultima analisi da queste rovine si distacca Lotte, la puttana, la donna che giunge quasi attraverso una singolare ed eroica via sessuale a comprendere leros, uno dei misteri della vita.
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