Berlino muta in continuazione, frenetica, creativa, foresta di gru e cantieri, libera da ogni schema, polo d'attrazione per artisti e designer, con più anime e cuori. E' città affascinante e difficile, che si omologa solo sotto il segno della Berlinale, il Festival internazionale del cinema con i suoi Orsi d'oro, quest'anno alla 63a edizione, dal 7 al 17 febbraio (www.berlinale.de).
Lunga la storia d'amore tra la capitale e la Decima Musa. Roberto Rossellini mostra già nel '48 nel suo «Germania Anno Zero» le macerie di Vossstrasse, vicino alla fermata della metro Mohrenstr., punto magnifico per raggiungere Potsdamerplatz, sede del festival e sinonimo della Berlino rinata, dove si inseguono grattacieli e palazzi in vetro e acciaio, cuspidi e rotondità, opera degli archistar più celebrati. Alla Porta di Brandeburgo, con la quadriga scalpitante posta sulla sommità, le parate militari hanno ceduto il posto a mimi di strada. Sulla sinistra, nel verde,il quartiere dei palazzi politici, tra cui il Reichstag, il parlamento ottocentesco ora sormontato dalla cupola trasparente di Norman Foster, che riflette i banchi dei deputati sottostanti, e dove si va per rivivere la storia e avere un colpo d'occhio dall'alto. A fianco, la Sprea, solcata da battelli, un corso d'acqua gentile che attraversa la capitale. Dalla Porta si procede dritti per Unter den Linden, viale lungo, ampio, la cui prospettiva è interrotta da lavori in corso. A destra, Bebelplatz, location di un altro film, «Lola corre» ('98), ma anche del rogo di 20mila libri consumato nel 1933. A ricordo, una scultura sotterranea visibile attraverso una vetrata. Tutt'attorno i palazzi settecenteschi della magnificenza federiciana, quel Federico II, cioè, che fece costruire una chiesa cattolica accanto a una protestante e la prima biblioteca, detta «comò» per la sua buffa forma. Si attraversa un ponte per arrivare al Museuminsel, l'isola dei musei, tra cui il Pergamon, scrigno della civiltà classica. Hackescher Markt - nel Mitte, il quartiere storico - è una piazza antica, elegante, con un mercatino: Michel crea sculture con posate di metallo argentato (da 20 euro).
Grosse Hamburgerstr. e Sophienstr. sfoggiano edifici del '700, negozi e localini di charme, il raccolto ristorante Sophieneck e mattonelle in ottone, le cosiddette «pietre d'inciamp», conficcate nel manto stradale, che riportano nomi e date di ebrei scomparsi. Da non perdere l'infilata dei 9 cortili Hackesche Hoefe, case operaie e borghesi trasformate in una fantasmagoria di negozi, locali e teatrini: nel 4° cortile, Arrey Kono Gallery, stilista che ha riportato in auge dal Rinascimento la tecnica del plissettato su abiti e accessori; nel 1°, il più bello con le facciate in maiolica smagliante, il ristorante-caffè Oxymoron, stucchi e specchi (+49.030.28391886); danza moderna al Chamaleon. Una strettoia ricoperta di murales, la Rosenthalerstr., è la risposta povera ai precedenti cortili con, sul fondo, un bar di carattere, l'Eschschloraque, e il Monsterkabinett, creature in lamiera che prendono vita in brevi spettacoli (www.monsterkabinett.de). Proseguendo, eccoci sul set di «Good bye Lenin!» ('03), al Tacheles , ex spazio d'arte e graffiti in Oranienburgerstr. Vicino, il ristorante Pauly Saal (+49.30.33006070), anche galleria d'arte, con ricette tradizionali riviste da Sigfried Danler; luminoso, lampadari di Murano. Si alloggia al 4 stelle superior Hotel Melià Berlin in Friedrichstr., luogo strategico, ben servito dalla metro e arteria di shopping: 8 piani per 364 camere (da 134 euro con colazione), un ristorante con ottima cucina, uno di appetizers, rosso il colore dominante (www.meliaberlin.com). Per il mercato domenicale di brocantage 7 Juni si passa dalla rotatoria del Tiergarten, il polmone verde della città: salite i 270 gradini della Colonna della Vittoria e vedrete «Il cielo sopra Berlino», proprio come Bruno Ganz appollaiato sulla spalla della Siegessaule nel celeberrimo film dell'87 di Wim Wenders.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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