«Guerra del caffè» in tribunale

Piero Pizzillo

I dipendenti di palazzo di giustizia sono in agitazione, pronti a scendere sul sentiero di guerra. Alla base della protesta le nuove norme imposte dai «vertici» in relazione alla cosiddetta «pausa caffè», che riguarda gli impiegati e funzionari, non solo del tribunale e della corte d’appello, ma anche del tribunale del minorenni (viale IV Novembre) e dell’ufficio dei «Giudici di pace» (via Varese). Motivo della discordia il severo, nonchè innovativo ordine di servizio, firmato da tutti i responsabili degli uffici a cominciare dal primo presidente della corte d’appello Ettore Criscuoli e dal procuratore generale (facente funzioni) Luciano Di Noto, che ha determinato non poco scontento e rabbia negli «inquilini» del palazzaccio. Nel documento è detto che sinora la pausa è stata normalmente di 15 minuti, senza alcun controllo sulla durata e con «sostanziale deregolamentazione della materia che i capi degli uffici intendono eliminare». Pertanto, per evitare abusi, sono state adottate nuove regole che entreranno in vigore dal primo marzo e che dispongono: «la pausa caffè è autorizzata dalle 9,30 alle 11,30; le uscite non possono superare i 15 minuti, con obbligo di timbrare il cartellino quando si esce e quando si rientra. Se il lavoratore intende prolungare l’uscita deve chiedere apposito permesso. Inoltre, contrariamente a quanto avvenuto in passato, chi usufruisce della «pausa caffè» dovrà effettuare il relativo recupero.

Infine, chi è sorpreso senza aver timbrato è sottoposto a sanzione disciplinare. «Se si sono verificati degli abusi - hanno detto alcuni dipendenti- è giusto siano puniti, ma non è giusta tanta rigidità per chi usciva per prendere un caffè nei bar della zona».

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