Armi cibernetiche e attacchi hacker per la guerra invisibile "a tre fasi"

L’esperto: prima si rubano informazioni, poi si danneggiano le comunicazioni istituzionali, quindi si destabilizza il nemico

Armi cibernetiche e attacchi hacker per la guerra invisibile "a tre fasi"
00:00 00:00

C'è la guerra tradizionale, quella combattuta con missili e trincee. E poi c'è quella invisibile, fatta a migliaia di chilometri di distanza da hacker che si muovono in silenzio. Che spesso, quando agiscono, lo fanno senza lasciare tracce e, se le lasciano, è perché vogliono lanciare un messaggio. Da giorni il nostro Paese è colpito da cyber attacchi del gruppo filorusso NoName057 - anticipati dalle accuse della portavoce del ministro degli Esteri, Maria Zacharova - come rappresaglia per le parole pronunciate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Marsiglia il 5 febbraio scorso: «Anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L'odierna aggressione russa all'Ucraina è di questa natura».

Assalti di questo tipo non sono casuali e fanno ormai parte della strategia di Mosca contro i suoi avversari. Comprendere il loro obiettivo è dunque fondamentale e, per farlo, dobbiamo tornare momentaneamente indietro nel tempo, a prima dello scoppio della guerra in Ucraina.

Siamo nel 2021 e, anche se nessuno oltre ai russi lo sa, si stanno mettendo le basi per il conflitto. In quell'anno, Kiev viene colpita da uno sciame continuo di attacchi cibernetici (oltre 4500 quelli evidenti), come è in grado di ricostruire il Giornale grazie a fonti militari che hanno a lungo studiato ed analizzato ciò che è accaduto sul campo. Ad essere bersagliate, in questa prima fase del conflitto cibernetico, sono soprattutto le reti governative e quelle istituzionali, proprio come sta accadendo in queste ore nel nostro Paese. Si creano buchi attraverso i quali gli hacker entrano, raccolgono informazioni e, se possono, destabilizzano. Gli effetti, quelli veri, sono però nascosti e si vedranno solo successivamente, nella terza ed ultima fase di questa operazione.

La seconda parte degli attacchi - iniziata insieme alla guerra vera, quella sul campo - è quella più operativa, continua a spiegare la fonte a IlGiornale. Non vengono più colpite le reti cablate o la fibra ottica, ma ad essere bersagliati sono i modem che governano le comunicazioni satellitari in modo da recidere i fili dei droni, fondamentali nel combattimento a contatto. Erano stati proprio i droni, e in generale la superiorità tecnologica, a fare la differenza a favore di Kiev nella prima fase del conflitto.

Infine la terza fase, quella conclusiva. Oltre al lancio di operazioni cibernetiche a sé stanti, cominciano a vedersi gli effetti delle prime due fasi dell'operazione.

È quella dove la destabilizzazione si vede maggiormente perché i russi, compiendo attacchi cyber a centrali elettriche e siti istituzionali, sono riusciti a ottenere due obiettivi: indebolire il consenso della popolazione nei confronti del governo di Kiev e minare l'umore dei soldati sul campo di battaglia. «L'arma cyber - conclude il racconto la fonte - si sovrappone perfettamente a quella tradizionale. Anzi, è un moltiplicatore della sua efficacia».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica