Israele, chi sono i tre italiani morti nell'assalto di Hamas

Lunedì è arrivata la conferma della morte dei due italiani ancora dispersi dal 7 ottobre: i nomi di Liliach Lea Havron e Nir Forti si aggiungono a quello di Evitar Kipnis nella lista dei nostri connazionali uccisi da Hamas

Israele, chi sono i tre italiani morti nell'assalto di Hamas
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Tre nomi e tre storie diverse. Tutte accomunate da un unico tragico destino: rimanere uccisi in uno dei kibbutz a pochi passi dalla Striscia di Gaza. Ieri il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, in due distinti post su X, ha confermato la morte degli ultimi due italiani dispersi dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Liliach Lea Havron e Nir Forti sono stati ufficialmente riconosciuti tra le vittime: erano già poche le speranze di rivederli in vita, la notizia data ieri direttamente dal titolare della diplomazia italiana ha purtroppo spento ogni dubbio. E ha portato, per l'appunto, a tre il conto totale delle vittime italo-israeliane.

La coppia di coniugi uccisa da Hamas a Beeri

Liliach Lea Havron era la moglie del primo dei tre italiani ritrovati uccisi, ossia Evitar Kipnis. La loro casa era situata nella parte meridionale del kibbutz di Be'eri, uno dei più vicini alla Striscia di Gaza e tra quelli più duramente attaccati dai militanti di Hamas. Tra le stradine della piccola comunità, le forze israeliane nei giorni successivi hanno scovato almeno cento vittime. Molte case sono state razziate e date alle fiamme, decine di abitanti sono riusciti a scappare ma tanti altri purtroppo sono stati presi e portati a Gaza come ostaggi.

Il figlio e i nipoti di Evitar e Liliach nei giorni scorsi avevano scritto una lettera al presidente del consiglio, Giorgia Meloni, per il ritrovamento dei parenti dispersi. La loro nonna paterna, la madre dunque di Evitar, era di Livorno ed era partita subito dopo la seconda guerra mondiale alla volta del Medio Oriente. Da qui la cittadinanza italiana di entrambi i coniugi dispersi. Al Messaggero, i parenti dei due italo-israeliani hanno raccontato i momenti concitati e drammatici di quel 7 ottobre.

Evitar e Liliach si erano resi conto della situazione. Abitando nella parte meridionale di Be'eri, avevano già avuto modo di capire e comprendere cosa stava accadendo. Nelle frenetiche conversazioni con i parenti, si udivano a distanza i colpi degli spari dei combattenti che stavano razziando le case della zona nord del kibbutz. Poi il silenzio più totale. Nessuno ha saputo più nulla. Si pensava che i coniugi fossero finiti a Gaza tra i rapiti.

Pochi giorni fa invece, grazie a un esame del Dna, le autorità israeliane hanno riconosciuto Evitar. Ieri è stata riconosciuta invece la moglie Liliach. A Be'eri i due conducevano una vita tranquilla assieme alla domestica. Evitar infatti era da anni costretto alla sedia a rotelle per una malattia al sistema nervoso. Anni fa era stato direttore della comunità di Be'eri ed era laureato all'università di Haifa in sostenibilità.

Liliach invece era psicoterapista. La sua specializzazione era sui bambini affetti da gravi traumi. Sulla materia, hanno raccontato i parenti, aveva anche scritto un importante libro. Altri 8 membri della sua famiglia, tra cui anche alcuni minori, sono attualmente dispersi. Abitavano anche loro nel kibbutz degli orrori.

L'italiano morto durante il rave

Il terzo italiano fino a ieri disperso è invece tra le vittime della strage attuata dai terroristi di Hamas a Reim, lì dove era in corso il rave party organizzato nel deserto. Il suo nome era Nir Forti e aveva solo 29 anni. Di lui si erano perse le tracce nel giorno dell'assalto. La scorsa settimana tra le vittime era stata identificata la sua fidanzata, Shai Regev.

La nonna di Nir era di Trieste, mentre il nonno di Milano. Lui da anni abitava e lavorava a Tel Aviv. La madre a Repubblica nei giorni scorsi ha raccontato che il figlio e la ragazza avevano pensato di sposarsi. La speranza di rivederlo in vita erano minime. Sempre la madre ha dichiarato nella sua intervista di aver parlato con alcuni testimoni, i quali hanno raccontato che il figlio e la ragazza erano stati avvicinati da una finta auto della polizia guidata da terroristi e successivamente erano stati colpiti.

"Mi stringo al dolore dei

suoi genitori - ha scritto su X il ministro Tajani - li avevo incontrati durante la visita a Tel Aviv. Morire a 29 anni, barbaramente ucciso dai terroristi, è profondamente ingiusto. Prego per te, giovane Nir".

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