Task force Dragon e guerra fantasma: la rivelazione sul ruolo Usa in Ucraina

Un'inchiesta svela una verità complessa: l'America non è solo stata un alleato di supporto, ma un protagonista intimo e determinante. Ma ora i rapporti si sono raffreddati

Task force Dragon e guerra fantasma: la rivelazione sul ruolo Usa in Ucraina

Aprile 2022, due mesi dall'invasione di Vladimir Putin in Ucraina, un convoglio di auto prive di targa, presidiato da commando britannici, senza uniforme ma pesantemente armati, percorre 400 miglia a ovest fino al confine polacco. I passeggeri sono generali ucraini di alto rango. La loro destinazione è Clay Kaserne, il quartier generale dell'esercito americano in Europa e Africa a Wiesbaden, in Germania. La loro missione? Stringere la partnership Usa-Ucraina per sostenere Kiev nella guerra.

Un'inchiesta del New York Times svela una verità complessa: l'America non è solo stata un alleato di supporto nella guerra in Ucraina, ma un protagonista intimo e determinante. Da Wiesbaden, sede del comando militare congiunto, ufficiali americani e ucraini hanno pianificato operazioni cruciali. In tutto questo, gli Stati Uniti hanno orchestrato operazioni di intelligence e targeting che hanno segnato la fine di interi gruppi di battaglia russi, come il famigerato 58esimo, ridotto a un ricordo grazie a un attacco a sorpresa su Kherson, guidato da informazioni americane.

Le prime acredini tra forze Usa e generali ucraini

Le alleanze sul campo, però, non sono state sempre rose e fiori. Sebbene le operazioni abbiano avuto successo, la cooperazione si è fatta sempre più tesa. Gli americani, con la loro visione metodica e pragmatica, avevano un obiettivo chiaro: garantire che l'Ucraina non perdesse la guerra. Gli ucraini, invece, puntavano a una vittoria totale, esistenziale, cercando di piegare i russi e sconfiggerli sul loro terreno. Un divario che, in alcuni casi, ha creato frizioni. Gli americani si sono visti accusare di paternalismo, mentre gli ucraini sono stati considerati troppo audaci, impulsivi e poco inclini ad ascoltare i consigli strategici degli alleati.

Un esempio paradigmatico di queste frizioni fu l'affondamento della Moskva, l'ammiraglia della Flotta russa del Mar Nero affondata dagli Ucraini. Gli americani provarono rabbia perché gli ucraini non avevano dato alcun avvertimento; sorpresa perché l'Ucraina possedeva missili in grado di raggiungere la nave; e panico perché l'amministrazione Biden non aveva avuto intenzione di consentire agli ucraini di attaccare un simbolo così potente del potere russo. A complicare le cose, il nervo scoperto della rivalità all'interno dell'esercito ucraino, tra il generale Syrsky e il suo capo, il generale Zaluzhny.

L'avvio della Task Force Dragon

Un episodio chiave di questa cooperazione è stato l’avvio della Task Force Dragon, una missione incentrata sull’assistenza e l’addestramento delle truppe ucraine da parte della 18th Airborne Division degli Stati Uniti. Il Tony Bass Auditorium, un tempo luogo di conferenze, si è trasformato nel quartier generale delle operazioni congiunte, mentre alleati internazionali come Polonia, Regno Unito e Canada hanno contribuito in vari ruoli, dal supporto logistico all’addestramento sul campo. Al cuore dell’operazione, il "centro di fusione", un’area strategica dove intelligence di alta precisione veniva raccolta da agenzie come la CIA, la NSA e la Defense Intelligence Agency.

Queste informazioni venivano poi condivise con gli ufficiali ucraini, giocando un ruolo fondamentale nel condurre la guerra contro la Russia. La creazione di questa rete ha preso forma sotto la guida della 18th Airborne, con l’incarico di coordinare le operazioni in Ucraina, ma anche in territori russi occupati come la Crimea. Nel cuore di questa partnership, l’incontro a Ramstein in Germania nell'aprile 2022 ha segnato un punto di svolta. Il generale Mark Milley ha presentato ai vertici militari ucraini e statunitensi i principali attori del conflitto, creando le basi per una cooperazione più stretta. La figura chiave in Ucraina è diventata quella del generale ucraino Zabrodskyi, che ha funto da punto di contatto tra le forze ucraine e gli americani, sebbene in veste non ufficiale, data la sua posizione parlamentare.

I patti sono chiari: non va usata la parola "obiettivi" bensì "punti di interesse", e il campo d'azione resta limitato all'Ucraina: se i comandanti ucraini volessero colpire all'interno della Russia, dovranno usare la propria intelligence e armi prodotte in patria. La Casa Bianca proibisce anche la condivisione di informazioni di intelligence sulle posizioni dei leader russi "strategici", come il capo delle forze armate, il generale Valery Gerasimov. Intanto, gli M777 diventano i cavalli da tiro dell'esercito ucraino. Ma poiché in genere non potevano lanciare i loro proiettili da 155 millimetri a più di 15 miglia, per garantire agli ucraini vantaggi compensativi, giunse la proposta di un balzo in avanti molto più grande: dotare gli aerei di sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità, noti come HIMARS. Il dibattito che ne seguì è noto.

L'esplosione della crisi

La crisi esplode quando, nella fase cruciale del 2023, gli ucraini decidono di concentrare le forze su Bakhmut, nonostante le previsioni di fallimento. Le risorse e gli uomini sono stati gettati in una battaglia senza speranza, mentre la strategia di Wiesbaden, frutto di una pianificazione meticolosa, si sbriciola. Ma anche i dissidi politici interni tra il presidente Zelensky e il suo capo militare influiscono sulla direzione della guerra, minando l'efficacia della cooperazione. La tensione geopolitica diventa sempre più palpabile. I timori che Putin possa interpretare l'intensificarsi della cooperazione tra Ucraina e Stati Uniti come una "linea rossa" crescono.

L'ombra delle minacce nucleari russe aleggia costantemente. Eppure, l'amministrazione Biden continua a spingere, autorizzando operazioni clandestine e supportando attacchi mirati non solo in Ucraina, ma anche all'interno della Russia stessa. Un’altra linea rossa viene infranta quando per difendere Kharkiv, nella primavera dello scorso anno, gli americani acconsentono all'attacco ucraino contro le basi in territorio russo. Poi, vengono fornite le coordinate delle basi delle truppe nordcoreane nella regione di Kursk. Infine, gli ucraini poterono colpire le basi russe responsabili degli attacchi in Donbass.

Il raffreddamento dei rapporti

In questa maxioperazione, le divisioni interne all'Ucraina si rivelano estremamente dannose, tanto da influenzare negativamente gli aiuti statunitensi. Il conflitto più acceso coinvolge Zelensky e il comandante Zaluzhny. Nell’estate del 2023, la tanto attesa controffensiva, pianificata tra Zaluzhny e gli Stati Uniti per attaccare Melitopol e dividere in due il cuore dell'occupazione russa nel sud del Paese, avrebbe dovuto portare anche alla liberazione di Mariupol. Tuttavia, già allora Zelensky stava cercando di sostenere il generale Syrsky, numero due dell’esercito, con l’obiettivo di rimuovere Zaluzhny. Syrsky, a sua volta, era concentrato sull’assalto a Bakhmut. La divisione degli obiettivi militari comprometteva l’efficacia dell’offensiva, e infine Syrsky sostituì Zaluzhny. Da quel momento, i legami tra gli ufficiali statunitensi e quelli ucraini si sono raffreddati sensibilmente.

Questa guerra, nella quale gli Stati Uniti hanno scelto di non impegnare direttamente le proprie truppe sul campo, ha rappresentato un esperimento cruciale per le future operazioni militari.

A differenza dell'Afghanistan o dell'Iraq, infatti, in Ucraina gli americani hanno dovuto coordinare e supportare a distanza, affinando tecniche e strumenti di guerra che potrebbero rivelarsi decisivi in conflitti futuri.

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