Crimea, garanzia di sicurezza e controllo dei negoziati: il piano di Kiev per la pace

L'Ucraina ha presentato agli Stati Uniti la sua bozza in cinque punti per un cessate il fuoco con la Russia

Crimea, garanzia di sicurezza e controllo dei negoziati: il piano di Kiev per la pace
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Mentre le bombe continuano a cadere sull’Ucraina e la coalizione dei volenterosi voluta dal premier britannico Kier Starmer sembra essersi arenata, continuano gli sforzi diplomatici per raggiungere un cessate il fuoco. Secondo quanto riportato dal Telegraph, Kiev avrebbe presentato agli Stati Uniti una bozza con cinque condizioni per la pace con la Russia.

Nel dossier visionato dal giornale inglese, le autorità del Paese invaso puntano ad eliminare qualsiasi riconoscimento della sovranità russa sulla penisola di Crimea e sugli altri territori occupati. Più nello specifico, il primo e il secondo punto si focalizzano sul fatto che qualsiasi accordo di pace deve basarsi sul diritto internazionale e non sulla capitolazione, con un avviso esplicito riguardo a un possibile attacco cinese contro Taiwan.

Il governo di Kiev ha anche messo l’accento sull’importanza di solide “garanzie di sicurezza” come precondizione per qualsiasi accordo futuro in cui l’Ucraina potrebbe cedere, anche temporaneamente, parte del proprio territorio a Mosca.

Il terzo punto è descritto dal Telegraph come un tentativo di togliere il controllo dei negoziati a Donald Trump e di rimettere Kiev al centro del processo di pace. Il quarto, è un avvertimento agli Stati Uniti riguardo alla Crimea. Permettere alla Russia di mantenerne il controllo, infatti, le consentirebbe di minacciare non solo l’Ucraina, ma anche i Paesi Nato che si affacciano sul Mar Nero come Turchia, Romania e Bulgaria. Il quinto, infine, afferma chiaramente che non si dovrà permettere in alcun modo alla Russia di utilizzare un’eventuale intesa per limitare le dimensioni delle forze armate di Kiev o della sua industria della difesa.

Una ripetizione, dunque, di diverse linee rosse che il presidente Volodymyr Zelensky aveva già sottolineato più volte, in particolare per quanto riguarda la Crimea che, nella proposta americana presentata il 17 aprile a Parigi, verrebbe riconosciuta dagli Stati Uniti come territorio russo de jure. Nello stesso documento, viene previsto anche il riconoscimento de facto del controllo di Mosca sugli altri territori occupati e la revoca di tutte le sanzioni imposte sin dal 2014. Nella controproposta messa a punto nella riunione di Londra del 23 aprile, invece, europei e ucraini chiedono di rimandare le trattative sugli aspetti territoriali a dopo un cessate il fuoco e "un graduale allentamento delle sanzioni dopo che sarà raggiunta una pace sostenibile".

Nel documento statunitense, inoltre, si parla genericamente di "robuste garanzie di sicurezza che dovrebbero vedere come garanti europei e altri Paesi amici, ma esclude l'ingresso di Kiev nella Nato. La proposta di Ue e Ucraina, invece, sostiene la necessità di togliere qualsiasi restrizione al dispiegamento nel Paese invaso di forze militari alleate e vengono chieste sia garanzie agli Usa, sia un'estensione dell'articolo 5 della Nato alla nazione attaccata. Infine, viene chiesto che Kiev riceva compensazioni finanziarie per i danni subiti durante il conflitto attingendo dai capitali russi congelati all'estero, mentre la proposta di Washington parla genericamente di risarcimenti senza indicarne la fonte.

Nel frattempo, l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff è arrivato a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin e, tra le file delle autorità di Kiev, è arrivata una “pugnalata alle spalle” al leader di Kiev.

Il popolare sindaco della capitale Vitali Klitschko, infatti, ha affermato in un’intervista alla Bbc che la cessione temporanea di alcuni territori alla Russia potrebbe essere un prezzo accettabile per una pace, anche se non permanente, anche se il popolo ucraino nel suo animo "non accetterà mai l'occupazione".

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