Dona 51 dollari all'Ucraina: ballerina condannata a 12 anni di carcere in Russia

Secondo la Casa Bianca, Mosca si starebbe vendicando attraverso i cittadini statunitensi del sostegno fornito all'Ucraina. Kirby: "Crudeltà vendicativa"

Dona 51 dollari all'Ucraina: ballerina condannata a 12 anni di carcere in Russia
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Le vendette di Mosca ricadono sui cittadini e così una cittadina con doppia cittadinanza russa-americana è stata condannata a 12 anni di carcere per aver donato pochi dollari all'Ucraina con l'accusa di tradimento. La donna, Ksenia Khavana, il cui cognome da nubile era Karelina, è una ballerina e si trova in carcere dallo scorso febbraio dopo essere stata arrestata a Ekaterinburg. Nel corso del processo, cominciato la settimana scorsa, si è dichiarata colpevole o, meglio, si sarebbe dichiarata colpevole. Non si hanno in tal senso notizie certe dalla stampa locale in quanto l'udienza si è svolta a porte chiuse.

La ballerina è da tempo residente negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove vive col marito. Ha ottenuto la cittadinanza americana per matrimonio e lo scorso febbraio è tornata in Russia solo per far visita ai suoi parenti. Una volta giunta nel suo Paese d'origine è stata arrestata in quanto, secondo il Servizio di sicurezza federale russo, "ha raccolto in modo proattivo denaro nell'interesse di una delle organizzazioni ucraine, che è stato poi utilizzato per acquistare forniture mediche tattiche, attrezzature, armi e munizioni per le forze armate ucraine". In sostanza, la Russia la accusa di aver organizzato una raccolta fondi e di aver donato circa 51 dollari attraverso un ente di beneficenza statunitense.

Sul caso è intervenuta anche la Casa Bianca, secondo la quale la condanna non è "niente di meno che una crudeltà vendicativa". Queste le parole pronunciate dal portavoce John Kirby, il quale ha spiegato anche che le autorità Usa stanno lavorando per ottenere l'accesso consolare a Khavana. Per quella cifra, ha proseguito, "chiamarlo tradimento è assolutamente ridicolo". La procedura si preannuncia lunga per gli Stati Uniti, che sono a lavoro sui canali diplomatici. La stretta di Mosca sulle leggi contro il dissenso complica l'operazione della Casa Bianca, che in questi due anni ha già effettuato operazioni simili.

Nel frattempo, il tribunale distrettuale di Meshchansky, a Mosca, ha posto un cittadino statunitense in custodia per due mesi in attesa di un'indagine per le accuse di aggressione a un agente di polizia. L'uomo, il cui nome sarebbe Joseph Tater, è accusato di aver fatto violenza a un poliziotto dopo che gli è stato chiesto di mostrare i suoi documenti in un hotel di lusso lunedì sera.

Le agenzie russe riferiscono che "si è comportato in modo aggressivo" e ha usato parolacce quando l'hotel si è rifiutato di fornirgli la camera, citando la mancanza dei documenti richiesti. I funzionari dell'ambasciata statunitense a Mosca hanno affermato di essere a conoscenza di quanto riferito, ma non avrebbero rilasciato ulteriori commenti.

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