Nonostante le autorità iraniane abbiano dichiarato conclusa la questione con Israele dopo il raid della notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile, l’ayatollah Ali Khamenei continua a lanciare i suoi strali contro lo Stato ebraico. “Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina”, ha scritto in ebraico la guida suprema di Teheran su X, allegando al post un video dell’attacco in cui si vedono i missili sorvolare la moschea di Al-Aqsa.
אל-קודס הקדושה תהיה בידי המוסלמים, והעולם המוסלמי יחגוג שחרור פלסטין. pic.twitter.com/PB3wZk1jcN
— Khamenei.ir (@khamenei_ir) April 14, 2024
Le parole di Khamenei, per quanto in linea con l’obiettivo ultimo della Repubblica islamica noto a tutti, cozzano con le dichiarazioni degli ufficiali del Paese dopo il bombardamento, incentrate sul fatto che l’Iran ha reagito alle aggressioni del “regime sionista” in ottemperanza ed entro i limiti delle leggi internazionali. I toni della guida suprema potrebbero anche essere spiegati con l’annuncio da parte di Tel Aviv dell’intenzione di voler rispondere all’attacco, oppure si potrebbe leggerli come propaganda volta a dare un’immagine di forza del regime a seguito dei risultati modesti ottenuti con il raid.
Stando alle informazioni fornite dalle Idf, infatti, il 99% degli oltre 300 missili e droni sono stati intercettati prima che raggiungessero i loro bersaglio, in una dimostrazione dell’efficacia dei sistemi di difesa antiaerei Iron Dome e Arrow 3 schierati dallo Stato ebraico. Secondo diversi analisti ed esperti, comunque, l’obiettivo reale di Teheran era di eseguire un’azione puramente dimostrativa. “Ha lanciato prima i droni, che sono i mezzi più lenti: è stata un po’ una ‘telefonata’, ci hanno messo ore ad arrivare”, ha commentato l’ex comandante del Covi (Comando operativo vertice interforze) Marco Bertolini. “Il sistema di difesa è stato preallertato e solo a quel punto sono stati lanciati i missili. Se avesse voluto fare male, avrebbe lanciato subito i missili per primi, in modo da cogliere di sorpresa il sistema di difesa”.
L’Iran avrebbe dunque reso palese la sua mancanza di volontà di superare la “linea rossa” che condurrebbe inevitabilmente alla guerra aperta. Nonostante ciò, il gabinetto di guerra israeliano ha deciso per un’azione di ritorsione, i cui tempi, obiettivi e portata non sono stati resi noti.
L’ipotesi di un contrattacco immediato è stata scartata dal premier Benjamin Netanyahu dopo le pressioni del presidente americano Joe Biden, impegnato ad evitare che la situazione degeneri con conseguenze molto gravi per tutta la regione e per gli asset statunitensi nella regione. Le alte sfere militari di Teheran hanno infatti dichiarato che le basi dell'esercito di Washington saranno prese di mira se gli Usa forniranno di nuovo supporto all'alleato ebraico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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