Un nuovo mistero avvolge Kiev. Marianna Budanova, la moglie del capo dell'intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, è stata avvelenata. Lo riportano i media ucraini che citano fonti del ministero della Difesa di Kiev. Nella donna, che adesso starebbe già meglio dopo essere stata ricoverata in ospedale e aver completato il primo ciclo di cure, sono state trovate tracce di metalli pesanti riconducibili a un "tentativo intenzionale" di avvelenamento, probabilmente con il cibo. "Poiché la moglie di Budanov è piuttosto minuta e leggera, ha sviluppato rapidamente i sintomi, ma molti altri dipendenti sono stati avvelenati, sono solo di corporatura più grande, quindi non hanno notato alcun segno e ora stanno ricevendo le cure", si legge su Ukrainska Pravda.
Budanova, scrive Rbc Ukraine, di lavoro fa la psicologa e dal 2013 è sposata con Budanov. Nel 2020 si era candidata al consiglio comunale di Kiev, mentre nel 2021 è stata consulente del sindaco della Capitale Vitali Klitschko. Sempre la stampa ucraina fa notare che il marito in un'intervista rilasciata la scorsa estate aveva rivelato di trascorrere la quasi totalità del suo tempo in ufficio insieme alla moglie ventquattr'ore su ventiquattro "per motivi di sicurezza".
La notizia, pubblicata soltanto oggi, è stata poi commentata da Andrii Yusov della Direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa, che ha rivelato il coinvolgimento di altri dipendenti dei servizi. Un evento che fa suonare qualche campanello d'allarme all'interno del cerchio magico del presidente Volodymyr Zelensky. Lui, come anche Budanov, è sfuggito a decine di attentati contro la sua vita dall'inizio della guerra. La propaganda di Mosca ha cercato in più occasioni di diffondere fake news sulla presunta uccisione dei leader ucraini per mano delle forze speciali. A giugno, lo stesso Kyrylo Budanov era rimasto vittima dell'infowar russa: i canali pro Putin avevano fatto circolare la notizia che il numero uno degli 007 fosse morto in un attacco missilistico contro il suo quartier generale.
Nel frattempo che è stata confermata l'intossicazione di Budanova, gli investigatori stanno adesso indagando sul movente e la dinamica. Il dubbio infatti è che la compagna del comandante del Gur sia stata avvelenata lentamente. Non sembra credibile l'ipotesi di un regolamento di conti interno: Budanov, malgrado le sue posizioni talvolta estreme, è apprezzato trasversalmente ed è il padre dei raid in Crimea. Le fazioni che si sono formate nell'ultimo periodo a Kiev vedono contrapposte da un lato i fedelissimi del presidente e dall'altro la leadership militare rappresentata dal generale Valery Zaluzhny. E il dibattito sull'eccessiva ingerenza dei servizi di sicurezza nelle decisioni politiche è ancora aperto.
Tuttavia, le modalità con cui è stata condotta quest'operazione sono riconducibili a un attore esterno. L'impiego di metalli pesanti infatti è consolidato in Russia, dove gli avvelenamenti sospetti sono quasi all'ordine del giorno e hanno come bersaglio quasi sempre personaggi scomodi per il Cremlino: giornalisti, dissidenti, attivisti e oppositori politici.
Durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2004, colui che sarebbe in seguito diventato presidente dell'Ucraina, Viktor Juščenko, venne avvelenato con la diossina,
rimanendo sfigurato. E anche in quel caso il governo russo fu ritenuto responsabile, dal momento che Juščenko, fautore dell'integrazione euroatlantica dell'Ucraina, si scontrava con il candidato filorusso Viktor Janukovyc.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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