Un nuovo avvelenamento in Russia? La politica Elvira Vikhareva, esponente dell'opposizione contro il presidente Vladimir Putin, ha denunciato di essere stata avvelenata con il bicromato di potassio, una sostanza altamente tossica e cancerogena i cui effetti si possono manifestare anche a lungo termine. La notizia arriva dal canale Telegram del giornale Sota ed è stata confermata anche dal media indipendente Meduza, bandito dalla Russia. Vikhareva si è sottoposta a un primo test di laboratorio a dicembre dopo aver lamentato alcuni sintomi quali dolori allo stomaco, tachicardia, l'intorpidimento delle estremità, spasmi muscolari, svenimenti e perdita di capelli. La conferma sarebbe però arrivata soltanto a febbraio, quando i risultati hanno mostrato la presenza di quasi due milligrammi di sali di metalli pesanti nel sangue. A causa di questo suo precario stato di salute, la dissidente anti-Putin e contro la guerra in Ucraina ha evitato di mostrare il proprio volto in pubblico e sui social, dove ha però continuato a pubblicare contenuti critici nei confronti del Cremlino.
Chi è Elvira Vikhareva e perché potrebbe essere stata avvelenata
Elvira Vikhareva, 32 anni, in passato militante del Partiya Rosta (Partito della Crescita), non è un nome noto fuori dalla Russia e in realtà neppure nel suo Paese. Dopo la candidatura alla Duma di Stato nel 2021 contro il presentatore televisivo e candidato di Russia Unita Timofey Bazhenov, l'anno scorso è entrata in competizione per un seggio nel consiglio comunale del suo distretto a nord-est di Mosca, salvo poi venire esclusa da un tribunale che le ha contestato delle irregolarità nei documenti di registrazione. Negli ultimi mesi si è dedicata principalmente al suo video blog con oltre 50mila iscritti, ma senza apparire nei filmati.
In un post pubblicato sul suo account Instagram seguito da poco più di 2mila persone (Instagram è stato vietato nel 2022 con una sentenza del tribunale di Mosca), Vikhareva ha ricordato le donne russe vittime della repressione del regime di Putin. "Per lo Stato non esiste nessuna differenza tra, ad esempio, Lilia Chanysheva (collaboratrice di Navalny, ndr) e qualsiasi altro membro del quartier generale di Navalny: sono tutti suoi nemici naturali, il genere non ha importanza", ha scritto l'oppositrice moscovita.
Tutti gli avvelenamenti imputati al Cremlino
I riferimenti alle altre concittadine sono tutti di un certo spessore: l'artista Sasha Skochilenko, che è stata arrestata per aver scritto informazioni sulla guerra sui cartellini dei prezzi in un supermercato; la giornalista Maria Ponomarenko, condannata a sei anni di carcere e rea di aver diffuso informazioni false sull'esercito russo; e Olga Smirnova, la ballerina del Bolshoi che ha abbandonato la Russia dopo l'invasione.
Ma Vikhareva cita poi un'altra personalità di primo piano, diventata un'icona internazionale della repressione del Cremlino: Anna Politkovskaya. Due anni prima del suo omicidio, avvenuto in un ascensore, la giornalista-simbolo fu avvelenata nel 2004 con un tè bevuto su un volo che la stava portando da Mosca a Rostov. E forse la giovane dissidente, una voce piuttosto isolata in un sistema dove il dissenso è quasi sempre stato illegale, ha ricevuto lo stesso trattamento di Politkovskaya.
Un modus operandi che si è ripetuto in varie occasioni nel corso degli anni e che segue quasi sempre lo stesso canovaccio: una tazza di tè corretto con il polonio (Litvinenko) o un agente nervino (caso Skripal e Navalny).
Stavolta a farne le spese potrebbe essere stata una politica poco conosciuta ma non per questo meno pericolosa agli occhi del governo russo, che stronca sul nascere qualsiasi tentativo di contestazione. Segno di un ulteriore deterioramento di una libertà già inesistente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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