Il Washington Post nelle scorse ore ha effettuato una lunga ricostruzione dell'assalto di Hamas del 7 ottobre scorso. In particolare, il quotidiano Usa ha sentito sia fonti del movimento islamista che dei servizi israeliani. Ad emergere è, ancora una volta, l'elemento della sorpresa. Questa volta però lo sbigottimento per la scarsa reazione delle autorità israeliane di fronte all'azione di Hamas proviene dagli stessi palestinesi. Membri del gruppo terrorista infatti hanno definito Israele "una tigre di carta".
Hamas ha pianificato l'azione due anni prima
Nella ricostruzione fatta dal Post, si parte dal 2021. Secondo alcune fonti di intelligence israeliana infatti, l'assalto oltre i confini della Striscia di Gaza sarebbe stato ideato due anni fa. Il tutto attuando una strategia volta a nascondere le intenzioni bellicose e terroristiche del movimento.
A spiegare la situazione è stato Miri Eisin, ex alto ufficiale dell’intelligence delle forze di difesa israeliane. Quest'ultimo ha fatto notare come lo Stato ebraico, specialmente nelle ultime operazioni attuate a Gaza, ha quasi lasciato indisturbate le forze di Hamas. I raid hanno preso di mira i membri della Jihad Islamica, altro gruppo palestinese attivo nella Striscia.
"Molti leader di Hamas - ha spiegato Eisin - sono stati criticati per non aver detto una parola mentre Israele eliminava i leader della Jihad Islamica". Il silenzio di Hamas faceva però parte di una precisa strategia. "L'obiettivo - ha dichiarato ancora Eisin - era indurre Israele all’autocompiacimento, mentre però il movimento islamista raccoglieva informazioni di intelligence e sviluppava silenziosamente le sue capacità". Il silenzio e l'apparente inattività hanno forse condotto all'errore le autorità israeliane. In una situazione del genere, è possibile pensare che le forze di sicurezza dello Stato ebraico hanno pensato di dover concentrare i propri sforzi in Cisgiordania e non tanto (e non solo) lungo la Striscia.
La sorpresa degli islamisti
Il 7 ottobre è poi scattata l'ora X. Hamas, secondo le fonti sentite dal Wp, potrebbe aver raccolto una gran mole di informazioni sui kibutz e sulle località israeliane attorno la Striscia grazie ai palestinesi che giornalmente attraversano il confine per motivi lavorativi. E così i miliziani, attuando un piano militare con l'ausilio di droni in grado di colpire le postazioni di guardia israeliane, hanno sfondato le recinzioni e hanno potuto agire a colpo sicuro.
I combattenti sapevano dove andare e sapevano dove aggredire le forze di sicurezza. Quello che non si aspettavano invece è la scarsa reazione proprio di Israele. Secondo il Wp, i leader di Hamas dalle proprie lussuose camere d'albergo a Doha sono rimasti sbigottiti dal notare una quasi totale mancanza di risposta immediata agli attacchi dei terroristi.
Ali Barakeh, rappresentante di Hamas stanziato a Beirut, intervistato dal Wp ha spiegato il perché della sorpresa. "Ci aspettavamo di prendere un numero minore di ostaggi e di tornare - ha dichiarato - ma l’esercito è crollato davanti a noi, cosa dovevamo fare?". Secondo questa ricostruzione, i combattenti si aspettavano un'immediata dura reazione israeliana e quindi si erano preparati a un piano che prevedeva, tra le altre cose, la presa di alcuni ostaggi e l'immediato ritorno a Gaza.
Fonti della sicurezza israeliana, al contrario, dichiarano di aver osservato un equipaggiamento da parte dei miliziani di Hamas preparato in previsione di una permanenza più lunga. Ad ogni modo, l'impressione destata dalla scarsa reazione israeliana ha lasciato una forte impronta tra i palestinesi. "L'esercito israeliano - ha sottolineato ancora Barakeh - è diventato una tigre di carta. Ed è per questo che il numero di vittime e ostaggi è stato così alto".
La perdita del controllo di numerosi combattenti
E qui si evidenzia un altro punto cruciale della vicenda. Ossia l'ingresso in profondità di numerosi combattenti e la possibile perdita di controllo della situazione da parte di Hamas. La mancanza di un'immediata reazione israeliana potrebbe infatti aver indotto molti a varcare il confine, con i comandanti del movimento islamista incapaci di avere il controllo sugli stessi combattenti. I quali poi hanno attuato le atrocità sui civili documentate sui propri profili social.
Da questa ricostruzione quindi, emergerebbero due fattori importanti relativi alle capacità militari di Hamas: da un lato il movimento è stato infatti in grado di
portare a termine un piano preparato da due anni, dall'altro però si è rivelato incapace di gestire la situazione. Con molti dei suoi combattenti che quasi indisturbati hanno commesso crimini ben oltre i limiti della barbarie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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