I primi carri armati M1A1 Abrams di fabbricazione statunitense sono stati consegnati all'Ucraina, hanno riferito due anonimi funzionari della Difesa Usa, al New York Times. Non è chiaro il numero effettivo di questa prima consegna, ma sempre le stesse fonti hanno riferito che altri Abrams verranno inviati nei prossimi mesi, sottolineando che quelli giunti in Ucraina sabato rappresentano i primi dei 31 che l’amministrazione Biden ha promesso di inviare.
Giovedì 21 settembre, immediatamente dopo l'incontro al vertice tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, la massima carica Usa aveva affermato, durante una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca, che i carri armati sarebbero stati inviati a Kiev “la prossima settimana”. A metà agosto, invece, il Pentagono aveva reso noto che il corso di addestramento sugli Abrams per la prima aliquota di soldati era terminato dopo 12 settimane di formazione intensiva, che aveva coinvolto circa 200 militari dell’esercito ucraino. Il personale in quest’ultimo mese era però rimasto in Germania, presso la base dell’Us Army di Grafenwoehr in Baviera, per ricevere un ulteriore addestramento a quanto pare dietro espressa richiesta dello Stato maggiore di Kiev.
La scorsa settimana il generale Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, in un’intervista ad un blog militare americano, aveva infatti confermato che se i carri fossero arrivati ad addestramento ultimato non sarebbero sopravvissuti a lungo sul campo di battaglia e pertanto per essere utilizzati in teatro di combattimento devono essere “molto ben preparati”.
Solamente un anno fa la possibilità di invio di carri armati all'Ucraina era molto dibattuta tra gli alleati occidentali, nel timore che la presenza di moderni Mbt (Main Battle Tank) potesse innescare un'escalation incontrollabile, ma in quello stesso periodo, a settembre del 2022, gli Stati Uniti avevano fatto sapere che l'opzione era sul tavolo, generando perplessità soprattutto in Germania.
Pochi mesi dopo, a fronte dello stallo invernale nelle operazioni belliche – proseguito sino all'estate scorsa – questa postura è radicalmente cambiata e i moderni Mbt di fabbricazione occidentale hanno cominciato ad arrivare nelle fila dell'esercito ucraino.
Quando tutti i primi 31 Abrams saranno consegnati a Kiev potrebbero essere utilizzati per cercare di sfondare le ultime linee difensive russe nel settore meridionale, oppure lungo il fronte orientale dove gli ucraini stanno avanzando a sud di Bakhmut, ma complessivamente senza grandi progressi.
Sempre Budanov ha avvertito che gli Abrams dovrebbero essere schierati "in modo molto personalizzato, per operazioni molto specifiche e ben congegnate", quindi probabilmente come reparto di élite da utilizzare nei punti considerati più importanti o deboli del fronte.
Gli M1A1 in fase di consegna all'Ucraina non sono esattamente come quelli in servizio nell'esercito e nei Marines statunitensi, ma sono stati ricondizionati per eliminare alcune parti e apparecchiature più sensibili, nella fattispecie si ritiene che la corazzatura composita, utilizzante anche uranio impoverito, che protegge gran parte dello scafo e della torretta dell'Mbt sia stata eliminata per non svelare ai russi questa particolare soluzione costruttiva.
Gli Abrams sono carri armati molto diversi rispetto a quelli usati dall’Ucraina e dagli eserciti occidentali in quanto sono propulsi da un motore a turbina di derivazione aeronautica, pertanto richiedono particolari accorgimenti manutentivi e una filiera logistica idonea al loro sostentamento.
Da quest’ultimo punto di vista esiste infatti la possibilità che l’Ucraina possa avere difficoltà a far fronte alla logistica necessaria per l’Abrams, ad esempio per l’ottenimento di pezzi di ricambio, lo stoccaggio e la manutenzione generale. Probabilmente l'esercito ucraino li utilizzerà esattamente come sta utilizzando gli altri Mbt di fabbricazione occidentale (Challenger 2, Leopard 1 e 2), ovvero disperdendoli lungo l'intera linea del fronte come da tattica dimostrata sin dal primo giorno della nuova controffensiva.
Senza scendere in dettagli tecnici, il fine dello Stato maggiore di Kiev è quello di consumare le risorse dell'esercito russo sul campo di battaglia e quindi costringerlo
complessivamente a cedere terreno, logorando nel contempo le sue linee di rifornimento con una campagna di interdizione aerea e marittima utilizzante droni di vario tipo, sistemi d'artiglieria a lungo raggio e missili da crociera.
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