"Abbiamo paura". L'incubo degli italiani bloccati in Israele. Si muove la Farnesina

Tra i nostri connazionali c'è chi ancora non è riuscito a partire, chi abita nello Stato ebraico condivide l'angoscia generata dall'improvvisa guerra contro Hamas. Il difficile stato d'animo degli italiani in Israele

"Abbiamo paura". L'incubo degli italiani bloccati in Israele. Si muove la Farnesina

C'è chi in Israele ci vive, perché ha famiglia e perché in tasca ha un doppio passaporto. Ma c'è pure chi in Israele è andato solo per fini turistici, magari per visitare i luoghi della Terra Santa oppure per concedersi gli ultimi colpi di coda dell'estate nel lungomare di Tel Aviv. Ad ogni modo, gli italiani presenti nello Stato ebraico nel momento dello scoppio della guerra sono stati colti di sorpresa, come del resto l'intera popolazione israeliana. E ora c'è una sensazione di angoscia che pervade sia chi deve restare e sia chi sta provando a ripartire. A ilGiornale alcuni di loro raccontano come si sta cercando di continuare a vivere in questa difficile situazione.

Una vita normale che non c'è più

"Io sto cercando di rimanere tranquilla, anzi posso dire di essere piuttosto tranquilla, ma i miei figli sono terrorizzati". A parlare ai nostri microfoni è Alexandra, donna italo-israeliana che vive ad Ashdod. "Se guarda la cartina - ha aggiunto - può capire perché qui c'è molta preoccupazione: dopo Gaza c'è Askhelon e poco più a nord ci siamo noi. Non siamo così lontani dai luoghi della guerra". Alexandra con i suoi figli vive in una casa dotata di rifugio, utilizzato varie volte negli ultimi anni. "Quando da Gaza sparano missili, abbiamo venti secondi per raggiungerlo - ha dichiarato - appena suonano le sirene corriamo. Ma questo non fa impressione, succede spesso".

Ad aver destato impressione sono state le immagini giunte dal confine con la Striscia. Video che hanno mostrato gli orrori di Hamas e che ha dato all'intero Paese un senso di spaesamento. "Non era mai accaduto - ribadisce Alexandra - ma adesso dobbiamo gestire l'ansia e dobbiamo andare avanti". Difficile però parlare di vita normale. Ad Ashdod si sentono i rumori degli aerei israeliani diretti verso Gaza, si avvertono a distanza i suoni delle esplosioni dei bombardamenti. Dunque anche quest'area è considerata prossima alle zone di guerra e anche qui potrebbero esserci importanti disagi per la popolazione. "Abbiamo ricevuto l'avviso - ha infatti segnalato Alexandra - che per le prossime 72 ore potremmo non avere acqua ed elettricità. Ci è stato detto di fare scorta di acqua e cibo per i prossimi giorni, stiamo cercando di organizzarci ma il clima è molto duro".

Una sensazione di profonda angoscia a cui il Paese, pur abituato a scenari difficili, non era pronto. È per questo che un simile sentimento non coinvolge soltanto le zone meridionali. Lior ad esempio vive poco più a nord di Tel Aviv: nato e cresciuto in Israele, ha vissuto per anni a Roma ed è sposato con un'italiana per cui oggi è naturalizzato italiano. Lavora come guida turistica e proprio ieri ha accompagnato l'ultimo gruppo di visitatori da lui seguito. "So per certo che per molto tempo adesso non lavorerò più - ha dichiarato ai nostri microfoni - sono tornato da poco da Gerusalemme e posso assicurare che ormai è una città fantasma, la vita si è spenta".

Anche Lior con la sua famiglia ha fatto scorte di acqua e cibo. "I servizi qui al nord ancora funzionano, così come funzionano i mezzi pubblici - sottolinea - ma anche noi negli ultimi giorni facciamo i conti con i frequenti allarmi aerei. Sia nella mia zona che a Gerusalemme, dove ieri l'allarme ha risuonato più volte mentre ero davanti la basilica del Santo Sepolcro". Si esce solo per fare la spesa, in pochi vogliono rischiare di trovarsi per strada mentre c'è un allarme aereo. Anche le scuole sono chiuse, al pari di molte attività. "Sembra essere ritornati al periodo del Covid - ha concluso Lior - ma l'angoscia è maggiore, nessuno si aspettava di vivere in guerra".

Le difficoltà di alcuni pellegrini bloccati in Israele

Ci sono poi quegli italiani sorpresi dal conflitto mentre erano in vacanza. C'è ad esempio un gruppo di pellegrini di Milano riuscito a far rientro nelle scorse ore. "Sono stati momenti difficili - ha raccontato un membro del gruppo - non solo la paura per gli allarmi aerei e per la sicurezza, abbiamo avuto anche difficoltà per organizzare il rientro".

I pellegrini dopo aver visitato Gerusalemme sarebbero dovuti andare a Tel Aviv, ma la guerra ha interrotto tutto. Le autorità locali hanno sistemato i visitatori italiani in un albergo di Gerusalemme, ma per diverse ore poi non hanno avuto altre disposizioni. In particolare, è stato impossibile sapere se i costi dell'albergo erano o meno a carico dei diretti interessati, né tanto meno se e quando era possibile ripartire per l'Italia. Il loro volo di una compagnia low coast è stato cancellato.

"Abbiamo assistito questo gruppo fino alle scorse ore dopo diverse segnalazioni - hanno confermato fonti del consolato italiano di Gerusalemme a ilGiornale - abbiamo trovato un volo e sono ripartiti".

Nei giorni precedenti, si stima che almeno 400 italiani sono riusciti a tornare a casa dall'aeroporto di Tel Aviv. "Altri premono per partire - fanno sapere dalla Farnesina - li stiamo assistendo. Poco alla volta, considerando le limitazioni dello spazio aereo israeliano, torneranno tutti in patria".

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