Il 2025 potrebbe essere sì l'anno della svolta in Medio Oriente, ma per il momento i negoziati resteranno bloccati, almeno fino all'insediamento di Donald Trump. I colloqui per una tregua, indipendentemente dalla sua durata, tra Hamas e Tel Aviv, si trovano al momento in una fase di stallo e difficilmente qualcosa potrebbe smuoversi nelle ultime settimane al potere di Joe Biden. Questo almeno è il quadro della situazione secondo i mediatori arabi citati dal Wall Street Journal.
Le pressioni sui negoziatori
Hamas continua a fare pressione affinché Israele opti per una tregua permanente, sebbene si tratti di un'opzione al momento remota da parte del governo di Benjamin Netanyahu. Il team di negoziatori di Biden ha tentato con ogni strumento di poter giungere ad una soluzione, anche se in più fasi, o comunque uno stop temporaneo, ma nonostante una serie di tentativi anche Washington sembra aver mollato la presa. Rinunciando, inoltre, al tentativo di intestarsi questa svolta storica prima del 20 gennaio di quest'anno.
Ma la delusione colpisce trasversalmente anche le due popolazioni: i palestinesi di Gaza, falcidiati da un anno di combattimenti e privazioni, chiedono ad Hamas di accettare un accordo che aiuterebbe a porre fine alla guerra, anche senza raggiungere obiettivi come la liberazione di migliaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. In Israele, le famiglie degli ostaggi marcano stretto il gabinetto di Netanyahu affinché raggiunga un accordo che garantisca la loro liberazione. Anche se le speranze di ritrovare i loro cari vivi si stanno riducendo a un lumicino.
Lo stallo sui dettagli
Una finestra di opportunità sembrava essersi aperta con il raggiungimento della tregua tra Hezbollah e Israele a fine novembre. La speranza era che quanto stesse accadendo in Libano avrebbe portato un benefico effetto spillover, ma nulla. Hamas aveva ribadito ai mediatori di essere disposta a rinviare la discussione sulla fine definitiva dei combattimenti a Gaza a successivi round di negoziati, alimentando la speranza che almeno alcuni ostaggi potessero essere rilasciati.
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, dopo un incontro con Netanyahu a metà dicembre a Gerusalemme, aveva dichiarato di ritenere che il rilascio degli ostaggi e un accordo di cessate il fuoco a Gaza fossero prossimi. Ma i colloqui si sono arenati man mano che si entrava più nei dettagli, ed entrambe le parti hanno indurito le loro posizioni. I mediatori hanno detto che Israele ha insistito sul fatto di ricevere solo ostaggi vivi in qualsiasi scambio e si è rifiutato di approvare il rilascio di alcuni dei detenuti palestinesi ricercati da Hamas, mentre il gruppo ha reiterato la sua richiesta di un percorso per porre fine alla guerra.
In attesa di Trump
Il gruppo militante ora chiede garanzie da parte di Stati Uniti, Qatar ed Egitto sul fatto che i negoziati per un cessate il fuoco permanente e il ritiro completo delle forze israeliane da Gaza continueranno dopo il completamento dell'accordo iniziale, hanno affermato i mediatori. Quest'ultimi sostengono di aspettarsi che entrambe le parti tornino al tavolo delle trattative dopo che la nuova amministrazione avrà preso il potere a Washington.
Il presidente eletto Trump, intanto, aveva dichiarato su Truth Social che ci sarebbe stato un "inferno da pagare" in Medio Oriente se gli ostaggi non fossero stati rilasciati prima di giungere alla Casa Bianca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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