200mila soldati europei in Ucraina: il "piano Trump" per congelare la guerra tra Mosca e Kiev

La nuova amministrazione Usa freme per congelare il conflitto ucraino. L'unica opzione? Affidarsi a contingenti europei sotto l'insegna delle singole nazioni

200mila soldati europei in Ucraina: il "piano Trump" per congelare la guerra tra Mosca e Kiev
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Manca poco più di un mese all'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e l'urgenza di dire la propria sulla questione ucraina si fa sempre più vicina. Urge, soprattutto e comunque, avere un piano al di là del gradiente di isolazionismo che il neoeletto presidente vorrà applicare alla propria politica estera.

200mila uomini sulla linea di contatto

Negli scorsi giorni, alcuni pezzi da novanta di Kiev hanno incontrato il transition team di Trump per discutere del futuro. Fra loro, il capo dello staff di Volodymyr Zelensky e la vicepremier Yulia Svyrydenko. Un occasione per chiarire quali sono le idee che in questo momento circolano a Washington sul futuro dell'Ucraina, dentro e fuori dalla Nato. L'idea, che già qualcuno bolla come "piano Trump", è quella di una forza di peacekeeping da collocare lungo la linea di contatto fra Russia e Ucraina. Un contingente di circa duecentomila uomini tutto sulle spalle dell'Europa, in fatto di gestione e mantenimento. Un'opzione da valutare nel momento in cui Kiev e Mosca dovessero procedere verso un cessate-il-fuoco. Perché proprio duecentomila? La squadra di Trump sostiene che questo numero si giustificherebbe con il fatto che la linea di contatto con l’esercito russo è di poco meno di duemila chilometri, da Chernhiv a Nord a Kherson a Sud.

Una tregua "sporca"

Cosa dice questa strategia da parte della squadra di politica estera di Trump? Molto. L'idea tradisce una certa fretta a voler stabilire contorni e responsabilità: come già avvenuto per la Siria, ben presto l'Ucraina potrebbe essere dichiarata non più una "battaglia americana" bensì un affare europeo, regionale, e come tale andrà trattato. Agli Stati Uniti un ruolo marginale, quasi super partes, mentre l'establishment americano sceglie di dedicarsi alle priorità legate al suo interesse nazionale: l'Indo-Pacifico. Alla nuova squadra al governo, infatti, non basterà perseguire il China second, bensì l'America first. E senza sconti. Questo fa sì che l'idea di tregua tra i due contendenti assume già i contorni del "quick and dirty": non importa chi abbia aggredito e chi sia l'aggredito, non contano le intenzioni alla base del conflitto, conterà solo far tacere le armi, anche se con una tregua sgangherata.

Perchè Putin potrebbe approfittarne

Ma le tregue sgangherate sono facili a rompersi. A Zelensky non saranno offerte garanzie di sicurezza né da parte della Nato, né degli Stati Uniti, l'esatto contrario di ciò che il presidente ucraino ha chiesto più volte con il cappello in mano. Il leader di Kiev è persuaso del fatto che congelare il fronte senza creare uno scudo di protezione attorno all'Ucraina darebbe solo tempo a Vladimir Putin di preparare la prossima aggressione. A questo proposito il post accordi di Minsk del 2014-2015 parla da sè. La palla, dunque, passa all'Europa, costretta a diventare "maggiorenne" e prendersi il carico di una missione che da sola non può gestire sotto le insegne dell'Unione: l'esercito europeo non c'è, non esiste. L'unica opzione possibile è quella di creare una forza-puzzle, formata a partire dalle singole insegne nazionali.

Da settimane Parigi e Londra si stanno consultando su questa opzione e Emmanuel Macron ne ha accennato in occasione della sua visita in Polonia. Ma in pochi mesi è impossibile scrivere una storia che si trascina dal 1945.

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