Lo scorso ottobre l’edizione indiana di Sputnik pubblicava il breve video su un drone Granat-2 che decolla dalle linee russe con un carico di volantini (in inglese leaflets) simili a biglietti da visita. Il Granat, apr da ricognizione fotografica e termica, sgancia il contenuto sulle linee ucraine con un messaggio ai coscritti di Kiev: “Arrendetevi, sarete trattati bene e avrete maggiori opportunità di sopravvivenza”. Chi ha letto il ciclo di romanzi di guerra di Sven Hassel rammenterà l’ironico scetticismo dell’obergefreiter Josef Porta circa la propaganda russa: “Sì, sì passa con Ivan (Russia, ndr), poi vedrai che ti succede!”. Ma a questo servono le psyops: ad influenzare le percezioni del nemico e a spingerlo verso le proprie posizioni, idealmente e fisicamente.
Il volantino come "arma"
Il conflitto russo-ucraino e la più recente crisi mediorientale hanno palesato la centralità della psychological warfare. In particolare, sin dalle prime ore dell’ “operazione speciale” di Mosca, l’Ucraina ed i suoi alleati sono stati letteralmente bombardati da una enorme quantità di informazioni sotto forma di video, di foto, di messaggi audio e di volantini. Volantini immortalati con un cellulare sulla linea del fronte e nelle città in piena mobilitazione, per poi diventare virali attraverso X, Instagram e Tik Tok. In gergo militare questa attività assume il nome di “disseminazione”.
"Rafforzare" i dubbi
Il supporto cartaceo che pareva essere stato pensionato dal web, è tornato a svolgere la sua funzione di elemento, semplice ed immediato, di comunicazione di massa. Attenzione a non cadere nell’errore di confondere “semplice” con “rudimentale”: dietro alla realizzazione del materiale che verrà lanciato sul campo di battaglia come sulla rete c’è l’attento studio dell’unità di “disseminazione”. Studio che si traduce in raccolta informazioni sul sentiment del nemico, sulla situazione del fronte, sugli ultimi sviluppi della politica internazionale. Ad esempio, il sostegno ormai non più compatto dell’Europa a Zelensky suscita dubbi fra gli ucraini circa la possibilità di vittoria.
Scopo degli operatori psyops russi è proprio fare in modo che quei dubbi inizino a pesare come macigni. Il 23 marzo, le truppe ucraine distaccate a Zaporizha, hanno assistito ad una pioggia di volantini a forma di grivnia, la moneta ucraina. L’agenzia governativa TASS scrive che il materiale invitava “ad evitare un inutile spargimento di sangue” esortando i soldati ucraini “a sintonizzarsi sulle frequenze radio indicate al fine di negoziare il loro ritorno a casa”.
La situazione attorno a Zaporizha fornisce un’ulteriore riflessione sul certosino lavoro delle unità di “disseminazione”: fino ai primi di marzo, infatti, malgrado il lungo stallo delle operazioni, le forze di Kiev avevano registrato piccoli successi ai danni del nemico. Se, dunque, il leaflet fosse caduto allora avrebbe ottenuto scarsi risultati sul morale avversario. Invece, pochi giorni dopo il lancio, l’esercito russo ha iniziato un violento bombardamento su Zaporizha e su altre località ucraine, spingendo le autorità di Kiev a fare pressioni per ricevere sistemi anti missile. La criticità della situazione, unita ad una progressiva riduzione del sostegno estero, può portare al crollo del morale ucraino.
Spingere alla collaborazione
Come sopra scritto, difficoltà sul campo e mancanza di opzioni possono essere sfruttate per esortare il nemico o la sua popolazione a collaborare. È ciò che è accaduto a gennaio nel sud della Striscia di Gaza quando, scrive Al Jazeera, le IDF hanno lanciato volantini con una precisa domanda: “Vuoi tornare a casa? Avvisaci per favore se riconosci uno di loro”. Sotto, le foto degli ostaggi catturati da Hamas nel raid del 7 ottobre, accompagnate dal numero/sito internet per segnalare l’eventuale riconoscimento.
Storicamente il collaborazionismo è figlio più della disperazione che di una reale adesione agli ideali avversari. La carenza di medicine e dei più essenziali mezzi di sostentamento avvicina la popolazione in guerra alle forze di occupazione, vista come unica fonte di sopravvivenza. L’inglorioso capitolo del collaborazionismo francese nella seconda guerra mondiale né emblematico esempio. Tuttavia, la disseminazione su Gaza non ha al momento prodotto grandi effetti, se consideriamo che la questione del rilascio ostaggi resta una delle spine nel fianco del governo di Tel Aviv, a più di sei mesi dall’attacco terroristico.
In ordine di tempo, l'ultimo lancio di leaflets è avvenuto lunedì 6 maggio nella parte occidentale di Rafah. Lo riporta Al Jazeera in un articolo firmato dai giornalisti Nils Adler e Umut Uras. Le IDF avrebbero infatti disseminato l'area ovest della città, ordinando ai residenti di spostarsi nella zona orientale così da non trovarsi nel bel mezzo delle operazioni di terra. La distribuzione segue di poche ore la morte di tre soldati israeliani per mano di Hamas, cui ha seguito un bombardamento di Tel Aviv nella città sul confine egiziano con conseguente morte di ventidue persone, fra le quali otto bambini.
Considerata la vasta eco mediatica delle proteste anti-Israeliane, con relative accuse di muovere guerra ai alla popolazione palestinese, l'operazione di leaflets drop su Rafah ha dunque un importante valore strategico-comunicativo: ribadire agli sfollati, al Medio Oriente e al resto del mondo che il conflitto è mosso contro i terroristi di Hamas e non contro civili inermi.
La penna contro la spada
“La penna ferisce più della spada” scriveva William Shakespeare. Nel caso dei volantini mai aforisma fu più azzeccato. Ma vi sono anche dei rischi tanto per i militari quanto per i civili trovati in possesso di materiale nemico. Un tempo vi erano l’arresto e la fucilazione, oggi conseguenze magari meno dure ma certamente spiacevoli, una fra tutte l’essere etichettati dalla propria comunità come disfattisti o, peggio”, collaborazionisti.
Le attività di psychological warfare non devono però spaventare, poiché fanno parte della storia stessa della guerra. Tremila anni, nel suo L'arte della guerra, fa Sun Tzu ricordava che il “massimo dell’abilità è sconfiggere il nemico senza combattere”.
Lontani dalle aree di crisi, potremmo considerare le psyops come una forma di marketing declinata ad esigenze operative. Unità di “disseminazione” esistono in tutti gli eserciti del mondo. In Italia in forza al 28° Reggimento “Pavia” dell’Esercito Italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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