"Risposta enorme. Nessuna linea rossa". Gli Houthi minacciano ancora Israele

I terroristi yemeniti hanno dichiarato che l'attacco israeliano contro Hodeida ha dato il via alla quinta fase della loro escalation. La promessa di Netanyahu: "Chiunque ci faccia del male pagherà un prezzo molto alto"

"Risposta enorme. Nessuna linea rossa". Gli Houthi minacciano ancora Israele
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All’indomani del raid israeliano sulla città yemenita di Hodeida che, secondo fonti degli Houthi, ha causato la morte di sei persone e il ferimento di altre 83, sono arrivate le minacce da parte del gruppo ribelle sostenuto dall’Iran, che ha promesso una “risposta enorme” all’attacco.

Il nemico non sarà mai più al sicuro in quella che viene chiamata Tel Aviv”, ha dichiarato il leader del movimento Abdul Malik al Houthi, annunciando l’inizio della “quinta fase della nostra escalation, che continuerà con il permesso e l’appoggio di Dio”. A queste parole ha fatto eco il portavoce militare del gruppo terroristico Yahya Saree, secondo cui “la risposta all'aggressione israeliana contro il nostro Paese sarà inevitabile”. Il suo collega Mohammed Abdulsalam ha spiegato ai microfoni di Al Jazeera che la rappresaglia contro lo Stato ebraico non rispetterà “nessuna linea rossa. Tutte le istituzioni sensibili, a tutti i livelli, saranno per noi un obiettivo”.

Le autorità israeliane non sono certo rimaste in silenzio. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che l’attacco al porto controllato dai ribelli ha reso chiaro “ai nostri nemici che non esiste luogo in cui il lungo braccio di Israele non possa raggiungerli”. “Ho un messaggio per i nemici di Israele: non sbagliatevi su di noi”, ha aggiunto il primo ministro, assicurando che il suo Paese si proteggerà “in ogni modo, su ogni fronte. Chiunque ci faccia del male pagherà un prezzo molto alto per la sua aggressività”.

Le forze di difesa israeliane hanno anche pubblicato un filmato in cui è mostrato l’attacco contro Hodeida. Nel video si vedono i missili lanciati dai caccia con la stella di Davide che colpiscono quattro grandi gru per container nel porto, utilizzate per scaricare le spedizioni. Nel raid, condotto da decine di aerei da guerra, sono stati presi di mira anche depositi di carburante e infrastrutture energetiche, in modo da distruggere le riserve di petrolio dei terroristi e la loro capacità di importare armi e dispositivi bellici. L’aeronautica di Tel Aviv è ancora in stato di massima allerta, pronta a respingere eventuali rappresaglie degli Houthi.

Le alte sfere militari ebraiche si aspettano un intensificarsi degli attacchi non solo da parte dei ribelli yemeniti, ma anche da tutti gli altri gruppi sostenuti dall’Iran presenti in Siria, Iraq e Libano, primi tra tutti gli Hezbollah che, sin dall’ottobre scorso, hanno lanciato quasi ogni giorno missili e colpi di mortaio contro le regioni settentrionali di Israele.

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