La Russia si ritira dal trattato sulle forze convenzionali in Europa: cosa cambia

Il presidente russo ha dato ordine di ritirarsi dal trattato, stipulato nel 1990 con i Paesi Nato, che stabiliva un tetto alla presenza di armi ed equipaggiamento convenzionali in Europa

La Russia si ritira dal trattato sulle forze convenzionali in Europa: cosa cambia
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Vladimir Putin ha ordinato il ritiro dal trattato per la riduzione e la limitazione delle forze armate convenzionali in Europa (Cfe). Un documento, siglato nel 1990 tra Paesi del Patto di Varsavia e della Nato, il cui obiettivo era il contenimento della presenza di uomini e mezzi militari nel Vecchio Continente. La mossa del presidente russo conferma la distanza oramai ben marcata tra l'occidente e Mosca. Il tutto in una fase molto delicata del conflitto in Ucraina.

L'ordine partito dal Cremlino

Il presidente russo nelle scorse ore, così come sottolineato dai media locali, ha dato mandato al vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, di espletare tutte le procedure propedeutiche all'uscita di Mosca dal Cfe. Ryabkov, tra le altre cose, è chiamato alla stesura di una relazione da presentare poi in parlamento per la (scontata) approvazione finale.

L'ordine quindi appare perentorio: Putin vuole l'uscita del suo Paese dal trattato del 1990. All'epoca della firma, avvenuta a Parigi, il contesto era radicalmente diverso. Si andava verso una progressiva distensione tra l'occidente e l'Unione Sovietica, destinata di lì a un anno a sciogliersi e a lasciare spazio all'attuale Federazione russa. Nella capitale francese, i leader dei Paesi Nato e di quel che rimaneva del Patto di Varsavia si erano dati appuntamento per redigere un documento con cui ci si impegnava al contenimento della presenza militare convenzionale in Europa.

Il documento stabilisce restrizioni su cinque precise categorie di equipaggiamenti convenzionali. Si va dai carri armati ai veicoli corazzati, passando per pezzi di artiglieria, elicotteri d'attacco e aerei da combattimento. Secondo quanto stabilito nel 1990, i Paesi firmatari sono tenuti a non sforare le quote di armamenti da piazzare nel Vecchio Continente. Un modo, soprattutto in quel contesto, per certificare la volontà di distendere la tensione e di evitare ulteriori corse agli equipaggiamenti convenzionali.

Il significato politico della scelta di Putin

Se la firma del 1990 ha dato un forte input, all'indomani della caduta del muro di Berlino, al riavvicinamento tra i due blocchi che all'epoca si dividevano l'Europa, l'indietreggiamento annunciato nelle scorse ore da Mosca va ovviamente letto in senso opposto. Il significato della scelta di Putin va infatti valutato soprattutto a livello politico. Il trattato, di per sé, già da anni non era più osservato. Mosca aveva sospeso la partecipazione al Cfe nel 2007, mentre dal 2015 in poi il Cremlino non ha più inviato rappresentanti nelle periodiche riunioni del gruppo di consulenza.

Dunque, la decisione odierna tutto sommato non sembra avere grandi risvolti pratici.

Tuttavia, un ritiro definitivo da parte della Russia è destinato a segnare un ulteriore solco con l'Europa. In linea del resto con quanto già avvenuto su entrambi i fronti, quello della Nato e quello russo, dall'inizio della guerra in Ucraina.

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