Da oggi il gas russo non arriverà più in Europa attraverso l'Ucraina. Questa la prima conseguenza della scadenza, al 31 dicembre 2024, del contratto di transito quinquennale tra la russa Gazprom con l'ucraina Naftogaz. "Gazprom è stata privata della possibilità tecnica e legale di fornire gas per il transito attraverso il territorio dell'Ucraina a partire dal 1° gennaio 2025", ha annunciato il colosso energetico russo in un comunicato.
La chiusura della rotta di transito
La chiusura della rotta di transito del gas chiude dieci anni di relazioni energetiche e politiche turbolente, esplosi con l'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022, l'Unione Europea ha puntato alla drastica riduzione della sua dipendenza dalla Russia, cercando fonti di approvvigionamento alternative e contratti con altri paesi come il Qatar e gli Stati Uniti, con l'obiettivo di mantenere prezzi stabili. Una zappa sui piedi per Gazprom, che nell'ultimo anno ha registrato perdite per oltre 7 miliardi di dollari, nonostante il tentativo di puntare alle esportazioni verso la Cina. Ucraina e Russia hanno firmato l'accordo nel 2019 e da allora Mosca ha pagato a Kiev circa 800 milioni di dollari all'anno per far transitare il suo gas in Europa attraverso il gasdotto della Druzhba, anche durante l'invasione.
Nessuna ripercussione in Europa
Nonostante l'interruzione dei flussi, non si prevede che la disconnessione con la Russia avrà ripercussioni sostanziali sul mercato energetico europeo: il mercato del gas rimane, infatti, stabile attorno ai 48,50 euro al megawattora. Tuttavia, l'Europa ne ha risentito sotto forma di costi energetici più elevati che hanno influito sulla competitività dell'industria dello spazio europeo, in particolare quella tedesca. Anche l'Ucraina risentirà di questa interruzione, poiché dovrà far fronte ad una perdita di circa 800 milioni di dollari all'anno in tasse di transito dalla Russia, mentre Gazprom perderà circa 5 miliardi di dollari dalla mancata vendita di gas.
Slovacchia e Moldavia a rischio
A fare maggiormente le spese del taglio russo saranno alcuni paesi come la Slovacchia e, soprattutto, la Moldavia. Gazprom ha infatti ribadito l'annuncio fatto nei giorni scorsi in base al quale, da domani, Chisinau non riceverà più le forniture di gas che vengono convogliate verso la Transnistria. "La Russia usa l'energia come un'arma politica", ha commentato su Facebook un paio di giorni fa il primo ministro moldavo Dorin Recean, il quale è tornato all'attacco, facendo intuire la sua volontà di nazionalizzare Jsc Moldovagaz, la società energetica che gestisce il gas e che è detenuta al 50% da Gazprom. "Abbiamo chiesto al ministro della Giustizia di rivedere la legislazione sulle nazionalizzazioni, per poter recuperare i beni strategici sequestrati con la forza e con il ricatto", ha scritto Recean su Facebook.
Intanto, da Kiev, Volodymyr Zelensky, nel suo discorso di fine anno, "investe" su Donald Trump: "Facciamo in modo che il 2025 sia il nostro anno, l'anno dell'Ucraina.
Sappiamo che la pace non ci sarà data. Ma faremo di tutto per fermare la Russia e porre fine alla guerra". Il leader ucraino ha dichiarato di "non avere dubbi" sul fatto che il nuovo presidente americano raggiungerà la pace.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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