Il fronte diplomatico in Medio Oriente sembra di nuovo entrato in una fase di stallo, a pochi giorni dall’inizio del Ramadan. Stando a un rapporto citato da The Guardian, i negoziati in corso al Cairo tra i rappresentanti di Hamas, Qatar, Egitto e Stati Uniti sono arrivati ad un punto morto, senza conseguire nessun risultato tangibile. Il media britannico ha citato Basem Naim, capo dell’ufficio politico dei terroristi nella Striscia, secondo cui il premier Benjamin Netanyahu “non vuole arrivare ad un accordo” e “la palla ora è nel campo degli americani”, che dovrebbero fare pressioni sul governo di Tel Aviv per mediare un’intesa.
Nel pomeriggio di martedì 5 marzo, i negoziatori dell’organizzazione palestinese hanno affermato che rimarranno nella capitale egiziana per un altro giorno, dopo la richiesta dei mediatori. L’emittente del Cairo al Qahera ha riferito che i colloqui sono stati prorogati di altre 24 ore, ma “si trovano ad affrontare difficoltà”. Un ultimo tentativo, dunque, per cercare di trovare una proposta che sia accettabile da entrambe le parti. Per il momento, Israele non ha risposto alle richieste di commento sulla vicenda e fonti di Tel Aviv si sono limitate a dichiarare di non aver ricevuto alcuna controproposta da Hamas, dopo il rifiuto dei terroristi a fornire una lista di 40 ostaggi tra donne, vecchi e malati che dovrebbero essere liberati nel caso di una possibile tregua.
Su questo punto, una condizione essenziale per lo Stato ebraico nell’ambito delle trattative, gli Stati Uniti hanno espresso le loro perplessità. Funzionari dell’amministrazione Biden hanno suggerito che potrebbe essere un sintomo delle difficoltà di comunicazione tra i membri di Hamas dentro e fuori la Striscia di Gaza. Anche i negoziatori egiziani e qatarioti hanno fatto pressioni sui terroristi affinché consegnassero la lista a Israele, per ora senza risultati. Il governo di Netanyahu, inoltre, non ha ancora inviato una propria delegazione al Cairo ed è improbabile che lo faccia nel corso delle prossime 24 ore.
La retorica adottata dai terroristi e dai loro alleati, inoltre, non lascia presagire un buon esito dei negoziati.
Il portavoce di Hamas in Libano, Osama Hamdan, ha infatti invitato i palestinesi in Cisgiordania e Israele a insorgere contro lo Stato ebraico durante il Ramadan, trasformandone ogni momento in “uno scontro”. Il vicesegretario della Jihad islamica palestinese Muhammad al-Hindi ha inoltre aggiunto che il suo gruppo continuerà la lotta contro Tel Aviv anche nel caso in cui si dovesse raggiungere un’intesa.
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