Ucraina, ora l'Europa non deve avere paura

Il presidente Usa ha posto Zelensky di fronte ad un bivio: o accetta di dare a Putin la Crimea e i territori conquistati finora dall'armata russa o si ritroverà da solo

Ucraina, ora l'Europa non deve avere paura
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Diceva Winston Churchill che quando meno te lo aspetti ti ritrovi davanti i crocevia della Storia che ti impongono una scelta che peserà sul domani. In Ucraina ci siamo arrivati e chi è chiamata ad assumersi delle responsabilità «storiche» non è solo l'Ucraina ma pure l'Europa. Le carte, per citare Trump, sono sul tavolo. Il presidente Usa ha posto Zelensky di fronte ad un bivio: o accetta di dare a Putin la Crimea e i territori conquistati finora dall'armata russa o si ritroverà da solo. Nel suo pragmatismo che sconfina nel cinismo l'ha messa in termini brutali: Pace ora o perderai il Paese. Poi naturalmente Trump ha anche condannato il bombardamento russo di ieri su Kiev, come quello nella domenica delle palme su una chiesa a Sumy, ma quello he conta è che la sua posizione ad esempio sulla Crimea è simmetrica - come ha rimarcato il Cremlino - a quella di Putin. Mentre è sordo, confuso, ambiguo sull'argomento che forse potrebbe spingere Zelensky ad accettare la cessione dei territori, cioè le garanzie reali che mettano Kiev al riparo da possibili attacchi russi negli anni avvenire, che ne proteggano la democrazia e l'indipendenza.

E qui arriviamo al crocevia che ha di fronte il vecchio continente tutto, compresa l'Inghilterra. L'atteggiamento di Trump lascia, infatti, Zelensky solo. Non è la prima volta che l'attuale inquilino della Casa Bianca si spoglia delle sue responsabilità: lo aveva già fatto in Afghanistan quando concordò il disimpegno Usa con i talebani che poi fu applicato da Biden. Fu una sconfitta per l'Occidente e l'abbandono di un'intero popolo alla mercé di un regime teocratico crudele, una decisione che per molti pose le premesse del ritorno della Russia ad una politica aggressiva: se l'Occidente si ritira - nella geopolitica è inevitabile, succede in Africa, in Asia e in Europa - c'è sempre qualcuno pronto a prenderne il posto.

Ora il copione si ripete a due passi da casa nostra. E l'unico soggetto che può evitare un simile epilogo è l'Europa, chiamata ad assumersi tra mille contraddizioni le sue responsabilità, a prendere nelle mani il proprio destino senza supplenze, né santi in Paradiso. Per farlo, per sedersi al tavolo del negoziato, per impedire un'altra debacle dell'Occidente e per non abbandonare, dopo averla spronata a resistere, l'Ucraina ad una pace ingiusta che equivale ad una resa, deve avere coraggio e dimostrarsi unita. Non dico coinvolgendo tutti e ventisette i paesi, ma almeno il nucleo centrale che l'ha creata e ne ha fatto la Storia.

Negli ultimi mesi ci sono state molte iniziative, Francia ed Inghilterra hanno messo in piedi il gruppo dei volenterosi, cioè una serie di nazioni che si sono dette pronte ad assumersi il ruolo di garanti di un'eventuale Pace. Un progetto che è andato avanti con continui «stop and go» tra qualche ironia americana e le minacce e lo scherno di qualche esponente della nomenklatura del Cremlino. Ora se c'è davvero quella volontà europea, se non si tratta solo di una fiera delle parole nella quale spesso il governo di Bruxelles batte un paese incline alla retorica e all'ipocrisia come l'Italia, c'è bisogno che venga fuori con atti concreti e, appunto, con delle decisioni. Non è facile perché per contare l'Europa deve diventare un soggetto militare, deve poter contare sulle proprie forze. In fondo non è neppure una scelta ma un obbligo visto il disimpegno americano. Né si può puntare sul fatto che Trump cui ripensi: solo un matto può affidare la propria sicurezza agli umori di The Donald. C'è bisogno di una presa di coscienza collettiva e in fondo di superare quell'esame di maturità che il vecchio continente ha sempre rinviato. Nè si può cedere all'abbaiare del Cremlino, alle minacce nucleari di qualche generale russo.

Se le avessimo ascoltate quarant'anni fa oggi ci sarebbe ancora un Muro a dividere l'Europa e sul Cremlino sventolerebbe la bandiera rossa. In fondo mai come oggi i governi europei dovrebbero riflettere sulle parole di un Papa che contribuì non poco alla fine dell'Unione Sovietica, Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura».

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