"Usiamo armi chimiche". L'ammissione dei soldati russi sul fronte del Dnipro

La 810° brigata di fanteria navale russa ha dichiarato di aver utilizzato gas per snidare i soldati ucraini dalle loro postazioni a Krynky, un villaggio sulla sponda destra del Dnipro

"Usiamo armi chimiche". L'ammissione dei soldati russi sul fronte del Dnipro
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Nuove prove di utilizzo di armi chimiche da parte dei soldati russi arrivano dall’Ucraina, e questa volta proprio da parte degli uomini di Mosca. Come riportato dall’Institute for the study of war, la 810° brigata di fanteria navale della flotta del mar Nero ha confermato di aver lanciato granate K-51 riempite di gas lacrimogeno CS (orto-clorobenziliden-malononitrile) contro le postazioni dell’esercito ucraino a Krynky, sul fronte del Dnipro.

La notizia è stata diffusa in un post sul canale Telegram dell’unità, in cui si è parlato di “un cambiamento radicale delle tattiche” utilizzate per respingere le incursioni ucraine sulla sponda destra del fiume. Esso consisterebbe nello “sganciare granate K-51 dai droni”, in modo da snidare i soldati di Kiev ed esporli al fuoco. La sostanza presente in questi ordigni viene solitamente utilizzata dalla polizia antisommossa durante proteste o manifestazioni violente ed è vietata nelle zone di guerra dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993, a cui la Russia ha aderito cinque anni dopo. L’Isw aveva già riferito dell’uso delle K-51 da parte degli uomini della Federazione contro le postazioni nemiche nell’oblast’ di Donetsk nel novembre 2022. “I media occidentali stanno diffondendo un’isteria secondo cui avremmo iniziato a usare armi chimiche contro le forze armate ucraine”, si legge in un messaggio sul canale Telegram della brigata. “Vorrei quindi rispondere a queste persone che noi usiamo contro i nazisti quello che loro usano quando disperdono le manifestazioni pacifiche”.

Il fronte di Kherson, e in particolare Krynky, è la zona che ha visto i combattimenti più duri nell’ultimo periodo. I marine ucraini hanno subito pesanti perdite nel tentativo di sfondare le postazioni fortificate russe sul Dnipro, in una serie di operazioni che i militari coinvolti hanno definito “inutile”. Stando alle testimonianze raccolte dal New York Times, gli uomini che sono riusciti a raggiungere la sponda occupata si sono trovati in una palude fangosa e piena di crateri, sotto attacco da parte dell’aviazione e dell’artiglieria di Mosca.

In molti sono stati costretti a rintanarsi per ore in scantinati o strutture simili, in attesa dell’evacuazione. “La riva sinistra è come il purgatorio.

Non sei morto, ma non ti senti vivo”, ha raccontato uno dei soldati, sopravvissuto assieme a metà del suo plotone ad uno di questi assalti. Un rapporto dal campo che, come molti altri, cozza con la narrativa ufficiale del governo di Kiev, secondo cui le forze armate sono riuscite a creare diverse teste di ponte e avamposti lungo la sponda.

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