La base aerea russa di Kresty si trova nell'oblast di Pskov, regione al confine con Estonia e Lettonia. Le autorità militari russe hanno richiesto alla popolazione su base volontaria di pattugliare il perimetro dell'enorme base, che ospita anche un'infrastruttura civile, sede del 334esimo Reggimento dell'aviazione da trasporto militare.
Lo scalo è ben noto sin dall'inizio del conflitto. Da qui sono decollati gli Ilyushin Il-72 che durante le primissime ore dell'invasione avrebbero dovuto trasportare reparti delle Vdv (le truppe aviotrasportate russe) per consolidare la testa di ponte presso l'aeroporto ucraino di Gostomel che era stato attaccato da diversi elicotteri russi, trasportanti la prima aliquota di paracadutisti e forze speciali, col compito di mettere in sicurezza lo scalo per le ulteriori truppe che sarebbero lì giunte in volo in un secondo momento, in modo da effettuare una rapida puntata sulla capitale ucraina nel tentativo di colpire i vertici politici di Kiev in quello che si chiama decapitation strike. Sappiamo come andò a finire: la reazione ucraina, supportata dal cielo e da unità speciali, impedì la presa dell'aeroporto.
Il blitz di Kiev contro la base
La base aerea di Kresty, è assurta agli onori delle cronache anche perché nella notte del 29 agosto un attacco compiuto utilizzando piccoli droni ha distrutto a terra almeno due aerei da trasporto Il-76. Quell'azione è stata rivendicata dal generale Kyrylo Budanov, a capo del servizio di intelligence della Difesa di Kiev (il Gur), che ha anche specificato come l'azione fosse stata condotta dall'interno della Federazione: "Stiamo lavorando dal territorio della Russia", aveva riferito Budanov, senza però specificare se l'attacco fosse stato effettuato da personale del Gur o da partigiani russi.
Non sappiamo quale gruppo potrebbe aver effettuato questo attacco, se effettivamente sia stato condotto da partigiani russi. Sappiamo che attualmente in Russia ci sarebbero almeno 3 formazioni, e l'esistenza di almeno una – il National Republican Army – è data per controversa.
Quello che è certo è che alcuni degli attacchi con piccoli droni (del tipo quadricottero) artigianalmente “militarizzati” con bombe di mortaio o granate, sono sicuramente stati effettuati dall'interno della Federazione russa, in quanto la portata di tali mezzi non è sufficiente per poterli operare dal territorio ucraino. Alcune delle azioni su Mosca sono emblematiche da questo punto di vista.
L'ombra sul Cremlino
Pertanto il Cremlino si trova a dover affrontare una minaccia asimmetrica interna, che non è possibile neutralizzare completamente coi sistemi di difesa aerea attualmente in uso presso le forze armate russe: i droni, per via delle loro ridotte dimensioni, a volte sfuggono all'occhio delle difese aeree.
Ragion per cui, la mobilitazione – su base volontaria è bene ricordarlo – di personale civile serve per avere “un occhio” in più per cercare di dare l'allarme, sia nei confronti dei droni in volo sia nel caso vengano osservate persone sospette.
Non è possibile però parlare di “militarizzazione” della società russa: il caso della base di Kresty, oltre a essere per il momento isolato, non riflette tanto la carenza di personale, quanto la volontà di razionalizzare le risorse per via dell'emergenza attuale data dall'offensiva aerea ucraina che utilizza i droni per colpire obiettivi all'interno della Federazione, inoltre va sottolineato come l'attività partigiana in generale sia aumentata, non solo nell'oblast di Pskov, ma anche in quelli di confine con l'Ucraina, come quelli di Bryansk e di Belgorod.
Per parlare di militarizzazione della società, poi, sarebbe necessario avere la mobilitazione coatta di ampie fasce della popolazione, e non solo per esigenze strettamente belliche.
Ovviamente la Russia è un Paese in guerra, come lo è l'Ucraina, e il Cremlino ha modificato la sua postura interna per cercare di riuscire a vincerla: la produzione di armamenti è stata più volte rimodulata a fronte delle carenze di alcune componenti particolarmente sofisticate e a fronte del consumo degli assetti dato dal conflitto stesso, ma non siamo davanti a un'economia di guerra in senso stretto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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