Xi minaccia Taiwan: "L'uso della forza? Opzione possibile"

Navi, aerei e i piani di sbarco: Pechino alza la tensione. "Non c'è diplomazia". Lai: "Difenderemo la democrazia". Timori Usa e Ue

Xi minaccia Taiwan: "L'uso della forza? Opzione possibile"
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Liaoning racchiude nella sua desinenza la parola «tranquillità». In realtà c'è poco da stare tranquilli quando si tratta del nome di una portaerei cinese, di fabbricazione russa, che da domenica è entrata in acque vicine al Canale di Bashi a sud di Taiwan, assieme ad almeno una ventina di caccia Chengdu J-20 che sorvolano minacciosi l'area. Ufficialmente Pechino parla di esercitazioni, ma il presidente taiwanese Lai Ching-te ha convocato una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale per discutere le risposte da attuare alle provocazioni cinesi. «Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per preservare la democrazia», scrive su Facebook, convinto che la presenza della Cina possa trasformarsi in una pericolosa escalation, soprattutto dopo il suo discorso pronunciato giovedì durante le celebrazioni della Giornata nazionale dell'isola. Ovvero il 113esimo anniversario del rovesciamento della dinastia cinese Qing e della successiva fondazione della Repubblica di Cina, che rimane il nome ufficiale di Taiwan. Lai aveva ribadito nel suo discorso che la Cina «non ha alcun diritto di rappresentare Taiwan», invitando Pechino a cooperare per mantenere la pace e la sicurezza nella regione.

Parole che per il governo cinese equivalgono a una dichiarazione unilaterale di indipendenza, tant'è che Xi Jinping le aveva definite sabato «pericolose e provocatorie», non escludendo l'uso della forza per riportare l'isola sotto il controllo del dragone. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha avvertito che «l'indipendenza taiwanese è incompatibile con il mantenimento della pace nell'area». Le esercitazioni in corso raffigurano il quinto episodio, in appena due anni, di giochi di guerra su larga scala per spaventare la popolazione locale e mostrare i muscoli agli Usa. Washington è il più importante sostenitore di Taiwan e il maggiore fornitore di armi, anche se non si può parlare di relazioni diplomatiche formali.

L'operazione, denominata in codice Joint Sword-2024B, e che sta tenendo in stato di allerta anche il Giappone, vede impegnati navi da guerra, sottomarini, aerei da combattimento, truppe e batterie di missili, schierati anche nelle acque vicino alle isole di Kinmen e Matsu, a pochi chilometri dalle coste cinesi. Secondo gli analisti, le esercitazioni simulano uno scenario di blocco o accerchiamento di Taiwan, in cui le forze cinesi circondano l'isola impedendo l'accesso e l'uscita di navi e aerei dai principali porti, aeroporti e rotte marittime.

Esercitazioni simili si erano già tenute ad agosto del 2022 dopo la visita a Taipei dell'allora speaker della Camera americana Nancy Pelosi, e a maggio scorso,

pochi giorni dopo l'insediamento del nuovo presidente Lai, inviso a Pechino per le sue chiare posizioni indipendentiste. Oggi però la potenza bellica messa in campo da Xi Jinping è di gran lunga superiore rispetto al passato.

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