![Zelensky apre ai negoziati: "Sì allo scambio di territori"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/12/1739339159-aztxg6wem42zrfiivrcp-ansa.jpeg?_=1739339159)
Che la trattativa per la fine della guerra in Ucraina si stia avviando a un punto chiave lo si capisce dal fatto che tutti i protagonisti stanno mettendo sul tavolo i propri interessi. Richieste, concessioni e ipotesi si mischiano e si fondono là dove la pace non sembra essere il solo fine ultimo ma, come di fatto in ogni trattativa, ognuno tenta di guadagnare qualcosa dalla fine del conflitto. L’Ucraina vuole la pace. La Russia vuole territori e concessioni e non può più sostenere un’economia di guerra. Gli Stati Uniti puntano alle risorse ucraine. L’Europa non vuole l’espansione di Mosca ma rischia di rimanere spettatore non invitato al tavolo.
Già perché da quando alla Casa Bianca c’è Donald Trump (in realtà ancora prima del suo insediamento) l’attore principale in grado di sparigliare le carte in tutti i sensi è lui. Tra sparate irrazionali («fermerò la guerra in 24 ore») all’interventismo spinto con telefonate a Putin e Zelensky, arrivano anche ipotesi di compromesso e la voglia di passare in qualche modo all’incasso. «Parte dell’Ucraina potrebbe diventare un giorno territorio russo», ha detto il presidente americano in un’intervista spiegando che «l’Ucraina deve garantire la sicurezza degli investimenti degli Stati Uniti in quanto il Paese potrebbe diventare un giorno territorio russo». Cosa significa? L’interesse americano va oltre la pace: «Hanno terreni di enorme valore in termini di terre rare, in termini di petrolio e gas. Stiamo spendendo centinaia di miliardi di dollari. E sapete, potrebbero fare un accordo, potrebbero non farlo. Potrebbero essere russi un giorno, o potrebbero non essere russi un giorno». Di più. Trump ha detto che vuole «l’equivalente di 500 miliardi di dollari di terre rare e loro hanno sostanzialmente accettato di farlo».
Un accordo da businessman qual èin pratica. Non a caso, il segretario al Tesoro Scott Bessent visiterà Kiev in settimana. Chi subito ha marciato sulle parole di Trump distorcendone il senso è ovviamente la Russia. «Il fatto che una parte significativa dell’Ucraina voglia diventare Russia, e lo abbia già fatto, è un dato di fatto», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Ben diverso e molto più significativo quanto detto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «A un eventuale tavolo di negoziati siamo pronti a scambio di territori», ha detto, aprendo all’idea di effettuare delle concessioni, su tutte il Kursk occupato mesi fa, in cambio di una zona ucraina occupata dalla Russia. Mentre resta l’indisponibilità, almeno formale, almeno per ora, sul regalare a Mosca le zone occupate dopo i referendum farsa. Molto più disposto a discutere invece sul tema economico che sembra essere molto caro a Trump. Zelensky non chiude, anzi. «Coloro che ci stanno aiutando a salvare l’Ucraina avranno la possibilità di rinnovarla, con le loro attività insieme alle aziende ucraine. Siamo pronti a parlare di tutte queste cose in dettaglio».
Zelensky ha anche sottolineato come «Non è nell’interesse degli Stati Uniti che queste risorse finiscano nelle mani della Russia, che potenzialmente potrebbe condividerle con la Corea del Nord, la Cina o l’Iran», facendo capire come una trattativa su questo campo possa effettivamente convenire a tutti. Quello che chiede a garanzia invece è che Stati Uniti ed Europa abbiano un ruolo chiave nel proteggere il suo Paese. «Ci sono voci che dicono che l’Europa potrebbe offrire garanzie ma le garanzie di sicurezza senza l’America non sono vere garanzie di sicurezza», ha detto Zelensky, ribadendo quindi le speranze su Washington in questo delicatissimo momento. Zelensky ha anche sottolineato la necessità che ogni eventuale trattativa imbastita dagli Stati Uniti non prescinda dal confronto con l’Ucraina, per evitare fughe in avanti non gradite.
Anche per questo il leader ucraino incontrerà il vicepresidente JD Vance venerdì a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Un accordo e la fine di questa maledetta guerra sembra convenire a tutti. Anche a chi continua a fare le voce grossa. Ma se l’asse Stati Uniti-Ucraina trova la quadra, Mosca è spalle al muro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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