Stefano Zurlo
Lui abita in una vecchia, scassatissima Toyota. A casa sua, invece, vivono abusivamente alcuni extracomunitari sudamericani. È una storia paradossale quella che ha per protagonista M.D.S, impiegato, single, sulla quarantina. Da quasi un anno, luomo cerca di rientrare nel suo appartamento, alla periferia nord di Milano, ma fra tempi burocratici, ritardi della giustizia e pronunce contraddittorie dei magistrati, è ancora lì. Nella sua auto. Parcheggiata davanti a un supermercato, ai margini della metropoli. «La sera, quando è buio e nessuno mi vede - spiega lui con un po di vergogna - apro la portiera e mi infilo allinterno. Al mattino alle sei sono già fuori, per fortuna gli amici non mi hanno abbandonato e mi aiutano a tirare avanti. Mi offrono quotidianamente il bagno, mi lavano e stirano la biancheria. Però è dura, molto dura, anche perché sono malato di Aids e con il mio stipendio, meno di 1.000 euro al mese, riesco solo sopravvivere».
In attesa di rientrare in casa. M.D.S. stabilisce di tornare nella sua abitazione alla fine dellanno scorso. Altrove non può più stare. Certo lui ha dato in affitto lappartamento a un nucleo di quattro sudamericani, ma gli avvocati Stefano Gallandt e Roberto Paolini individuano subito la soluzione: gli inquilini, almeno in parte, non sono più quelli originari. Sono cambiati e aumentati di numero. I legali non hanno dubbi: in questo modo è stato violato il contratto di locazione. Chi ha sbagliato, anche se paga laffitto, deve sgombrare e liberare quei 65 metri quadri, perfettamente ammobiliati.
Semplice a dirsi. La realtà è più complessa. Tanto per cominciare, la causa viene fissata secondo il metronomo della giustizia italiana, al 29 settembre 2005. Lontano. Troppo lontano. Anche perché la situazione precipita. A marzo M.D.S. è costretto a lasciare il luogo in cui vive. E si ritrova in mezzo alla strada. Che fare?
Altro paradosso, buona parte dei soldi dello stipendio se ne vanno per pagare il mutuo. Lui sborsa 527 euro al mese per quei 65 metri quadri e intanto si ritrova sotto le stelle. Ci vuole unaccelerazione. Paolini e Gallandt provano la strada del ricorso durgenza, presentato in cancelleria il 16 maggio. La richiesta è secca: «Il tribunale disponga limmediato rilascio dellimmobile occupato dal signor Zapata Santamaria Marcos Antonio e da tutti i suoi ospiti, subentrati in spregio agli articoli 3 e 4 del contratto di locazione sottoscritto». Gli avvocati spiegano anche la drammaticità della situazione: «M.D.S., oltre ad essere affetto dal virus dellHiv e trovarsi quindi in gravi condizioni di salute, è privo di unabitazione e costretto a languire in una decadente autovettura. In questo modo è impossibilitato a mantenere standard igienici e alimentari compatibili con le pesanti dosi di farmaci che purtroppo è costretto ad assumere».
In aula, però, è tutta unaltra musica. Il giudice Carmen DAmbrosio, nel corso di unudienza tesissima, riprende continuamente limpiegato. È un brutto presagio. E il verdetto conferma le impressioni di quella giornata: il magistrato respinge il ricorso. Il motivo? I nuovi inquilini sono familiari dei precedenti. Quindi hanno il diritto di rimanere.
Il padrone deve rassegnarsi a trascorrere lestate in macchina. Gallandt e Paolini, intanto, preparano un reclamo al tribunale. Nei giorni scorsi il collegio capovolge la situazione e dà torto ai sudamericani. «I soggetti che sono subentrati in violazione alle previsioni contrattuali e senza alcun preavviso al proprietario, non sono infatti i prossimi congiunti del conduttore, bensì di suo fratello, verso i quali quindi il signor Zapata Marcos non ha alcun obbligo di assistenza.
Linquilino deve sloggiare. Per ora però resta asserragliato nellappartamento. E M.D.S, continua a dormire nella Toyota.
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