Tra geopolitica e influenza, ecco come il Papa si prepara al Giubileo

Negli ultimi giorni Francesco è apparso stanco, ma determinato a portare avanti le sue posizioni in politica estera.

Tra geopolitica e influenza, ecco come il Papa si prepara al Giubileo
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Mancano poche ore all'apertura della Porta Santa che segnerà l'inizio del Giubileo 2025, il ventisettesimo ordinario nella storia della Chiesa. Per Francesco è il secondo dopo quello straordinario della misericordia proclamato dieci anni fa. Il pontefice argentino eguaglia così i suoi predecessori Giovanni Paolo II e Paolo VI che durante il loro "regno" fecero in tempo ad indire due Giubilei, uno ordinario e l'altro straordinario. Compiuti 88 anni, il Papa arriva stanco a questo importante appuntamento.

Le condizioni fisiche

Nelle ultime settimane Francesco si è mostrato in pubblico con un vistoso ematoma sul mento. Il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha spiegato ai giornalisti che il livido si deve ad una contusione dal momento che il Papa "ha battuto il mento sul comodino". L'anziano pontefice, però, continua a non risparmiarsi come dimostra il recente viaggio ad Ajaccio. Tornato dalla Corsica, Francesco non era al 100%. Venerdì, durante l'udienza concessa ai rappresentanti della Federazione Italiana Bocce, ha confessato di essere "molto raffreddato". La sua voce, infatti, era piuttosto affaticata. Nella stessa giornata, Bergoglio aveva disertato la meditazione per l'Avvento tenuta in Sala Nervi dal neo predicatore della Casa Pontificia padre Roberto Pasolini.

Gaza e pace al centro dell'agenda

Nonostante l'affaticamento, Francesco ieri non ha voluto rinunciare all'udienza alla Curia Romana per gli auguri natalizi. Nel corso del tradizionale appuntamento, il Papa è intervenuto a braccio sulla questione israelo-palestinese. Al di fuori dal discorso preparato per l'occasione, Bergoglio ha detto che venerdì "non hanno lasciato entrare il patriarca a Gaza come avevano promesso e ieri sono stati bombardati bambini. Questa è crudeltà, non è guerra". Si riferiva al cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Il clima tra Israele e Santa Sede non è tra i migliori. Nelle scorse ore, infatti, Francesco è stato attaccato dal ministro israeliano della diaspora, Amichai Chikli che lo ha accusato di "calunnia sanguinaria" in risposta ad un libro in cui il Pontefice aveva chiesto di indagare per determinare se quello che "sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio". Il Papa ha insistito nella sua richiesta di pace non solo per ciò che avviene in Medioriente ma anche per l'Ucraina. La parola "pace" è stata al centro di una recente telefonata con il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden. Al centro del colloquio, gli "sforzi per promuovere la pace nel mondo durante le festività natalizie" e l'invito in Vaticano per il presidente dem. Biden, infatti, compirà l'ultimo viaggio del suo mandato dal 9 al 12 gennaio proprio a Roma per incontrare il Papa.

Intanto, però, il nuovo corso nelle relazioni tra Usa e Santa Sede e già iniziato perché il presidente eletto Donald Trump ha annunciato che il nuovo ambasciatore americano in Vaticano sarà Brian Burch, presidente e cofondatore CatholicVote, un'organizzazione cattolica di tendenza conservatrice.

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