Dunque, Natale rosso sangue, paura e ombre nell'Europa ferita, «e non è la prima volta che succede», dice dalla Lapponia una «choccata» Giorgia Meloni. «Cominciamo con la totale solidarietà al popolo tedesco», ma non basta spiega la premier, perché «è un tema con cui ci confrontiamo da anni. Dobbiamo essere attenti a come gestiamo le nostre politiche e a garantire la sicurezza dei cittadini».
E infatti, all'indomani dell'attentato di Magdeburgo, il dipartimento nazionale di Ps invita le forze dell'ordine alla «massima allerta». Già dopo il 7 ottobre 2023, il giorno dell'attacco di Hamas, il livello di attenzione è al gradino più alto, però adesso, alle porte del Giubileo e con i mercatini delle feste pieni di gente, si farà di più, come annuncia Matteo Piantedosi, che in mattinata riunisce al Viminale il Comitato di analisi strategica antiterrorismo e nel pomeriggio i vertici della polizia. Occhio ai «lupi solitari».
«Orrore e condanna unanime - scrive Sergio Mattarella al presidente federale Steinmeier - sono questi i sentimenti degli italiani. Potete contare sul nostro impegno». Matteo Salvini parla di «immagini drammatiche, un gesto senza giustificazioni: il governo aumenterà la soglia di sicurezza per Natale e Capodanno». Al ministero dell'Interno intanto si cerca di inquadrare l'azione e i pericoli per noi. Lo scambio di informazioni tra apparati di sicurezza porta a pensare che «l'artefice abbia agito sotto l'effetto degli stupefacenti». Folle isolato o micro cellula del terrore? L'attacco è ancora di «difficile lettura», però secondo Piantedosi bisogna fare attenzione «a possibili gesti di emulazione da parte di singoli soggetti».
Da qui la necessità di rafforzare «le attività di sorveglianza e prevenzione in occasione di iniziative di piazza a sfondo religioso», dai dissuasori ai presidi mobili ai pattugliamenti. Sono 28mila i luoghi di aggregazione possibili bersagli. E se le grandi città come Roma e Milano sono già parecchio controllate, il Viminale raccomanda di «predisporre analoghi accorgimenti nei piccoli e medi centri». Ma niente panico, si tratta solo di «misure precauzionali»: non sono spuntati «elementi specifici di allarme per azioni ostili nel nostro Paese». Nel frattempo prosegue il lavoro di monitoraggio negli ambienti dove «emergono forme di radicalizzazione» per scovare in tempo le persone potenzialmente pericolose, individuando i possibili futuri terroristi. Il ministero proseguirà «con maggiore determinazione» sulla strada delle espulsioni. Nel 2024 sono stati già rimpatriati 82 individui.
Anche Milano prende molto sul serio questo rinnovato allarme terrorismo. E non poteva essere diversamente. Ieri mattina durante la «riunione urgente di coordinamento» voluta dal prefetto Claudio Sgaraglia con i vertici delle forze dell'ordine provinciali - svoltasi in perfetta sincronia temporale con quella in corso al Viminale con il Comitato di analisi strategica antiterrorismo - nonostante la formale comunicazione generica ufficiale di potenziamento del livello di sicurezza in città, si sarebbe deciso di adottare misure decisamente consistenti. Quindi, oltre ai soliti new jersey a protezione delle vie pedonali più affollate, saranno istituiti blocchi di controllo a campione agli ingressi di Milano, presidi fissi di carabinieri, polizia e guardia di finanza un po' a macchia di leopardo su tutta l'area, con un aumento di personale delle forze dell'ordine e dell'esercito proveniente anche dall'hinterland e dalle province limitrofe per proteggere soprattutto «tutti i luoghi interessati da eventi e manifestazioni con cospicuo afflusso di pubblico». E, in particolare, tutte le zone dei mercatini natalizi, nei pressi dei giganteschi alberi di Natale allestiti tra la Galleria, piazza Duomo, piazza Cordusio, piazza Gae Aulenti e piazza San Babila. E naturalmente negli scali aeroportuali e ferroviari, nelle stazioni del metrò, lungo le reti del trasporto pubblico, alle fermate dei bus turistici e naturalmente nei luoghi di culto, principalmente davanti al Duomo e alle moschee, e durante le cerimonie religiose, prima delle quali non sono esclusi controlli a campione.
Nelle retrovie delle forze dell'ordine e in maniera del tutto ufficiosa però c'è chi, senza mezzi termini, sostiene che se nei giorni a venire si dovessero rilevare allarmi attentati più consistenti, il livello delle misure di sicurezza potrebbe essere innalzato ulteriormente.
Garantendo sul territorio elevati livelli di controlli attivi e passivi, affidati i primi ai numerosi agenti e militari dispiegati in città, circa 6-700, ai quali potrebbero aggiungersi (sempre in silenzio, sempre per non creare allarme) addirittura reparti di «tiratori scelti» appostati in punti strategici. Sì, proprio com'era successo per la Prima della Scala nel 2015, ai tempi dell'Isis.
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