Un momento di rottura, un'esplosione di suoni e luci che ha illuminato la Serenissima e ne ha scosso le fondamenta, in senso figurato e quasi letterale. Niente è paragonabile alla potenza del concerto dei Pink Floyd a Venezia del 15 luglio 1989. L'eco di quell'evento, come le note di "Shine On You Crazy Diamond" che aprirono la performance, risuona ancora oggi, tra aneddoti, polemiche e un pizzico di nostalgia per un'epoca in cui la musica rock poteva davvero cambiare il mondo.
La scelta di Venezia: opzione suggestiva, ma complessa
L'uomo dietro a questa impresa titanica fu Francesco "Fran" Tomasi, un sognatore con la capacità di trasformare le visioni in realtà. Dopo aver organizzato lo Human Rights Now, con artisti del calibro di Peter Gabriel, Sting e Bruce Springsteen, Tomasi si mise in testa di portare i Pink Floyd a Venezia, non in un'arena o in uno stadio, ma in un palco galleggiante di fronte a Piazza San Marco. La scelta della data non fu casuale: il 15 luglio, giorno del Redentore, la festa più sentita dai veneziani.
I Pink Floyd, da sempre attratti da location prestigiose e suggestive, accettarono con entusiasmo. La band, reduce da un album controverso come "A Momentary Lapse of Reason" e dall’abbandono di Roger Waters, cercava un modo per ribadire la propria grandezza e Venezia, con la sua aura magica e la sua storia millenaria, offriva la scenografia perfetta.
Realizzare un concerto di tale portata in un contesto così delicato fu un'impresa colossale. Il palco, una vera e propria cattedrale tecnologica di 24 metri per 96, fu montato su due zattere ancorate a 35 metri di profondità nel fondo sabbioso della laguna. Immaginate: schermi rotondi, bracci meccanici, droni per gli effetti luminosi, amplificatori sospesi e monitor, tutto collocato sull'acqua, soggetto alle maree e alle correnti. Due ingegneri sub scozzesi ebbero il compito di fissare le zattere e di assicurarsi che il palco non finisse trasportato a Trieste dalla corrente.
Le polemiche intorno ai Pink Floyd nella laguna
Ma non furono solo le sfide tecniche a mettere a dura prova Tomasi e i Pink Floyd. L'annuncio del concerto scatenò un'ondata di polemiche e proteste, alimentate da una stampa locale agguerrita. Da un lato c'erano i sostenitori dell'evento, dall'altro gli oppositori, preoccupati per il volume della musica, il decoro della città e l'invasione di giovani "barbari". Titoli catastrofici come "Il campanile a rischio crollo" e quesiti come "Perché proprio i Pink Floyd?" riempirono le pagine dei giornali. Si arrivò ad accusare la band di incoraggiare il vandalismo, lo spaccio di droga e persino un tentativo di svaligiare la Basilica di San Marco.
Nonostante le avversità, il concerto si tenne come previsto, trasformando Venezia in un palcoscenico rock senza precedenti. Oltre 200.000 persone, il doppio di quelle previste, si riversarono nella laguna, mentre 150 milioni di telespettatori in tutto il mondo assistettero all'evento in diretta. Per la prima volta, un concerto rock veniva trasmesso a Berlino Est, un segnale di apertura e di speranza in un'epoca di grandi cambiamenti.
Un concerto indimenticabile
L'atmosfera era surreale: la musica dei Pink Floyd, potente e suggestiva, si fondeva con la bellezza millenaria di Venezia, creando un'esperienza sensoriale unica. Le note di "Shine On You Crazy Diamond", "Run Like Hell" e altri brani celebri risuonavano tra i palazzi, le chiese e i canali, avvolgendo la città in un'aura magica. Lo spettacolo si concluse con un tripudio di fuochi d'artificio, in sincronia con la fine del concerto e l'inizio della festa del Redentore. Un'immagine simbolo dell'incontro tra due mondi apparentemente distanti: il rock e la tradizione, la modernità e la storia. Ma il giorno dopo, la magia svanì, lasciando il posto alla cruda realtà. Piazza San Marco era ricoperta di rifiuti, a causa di uno sciopero degli spazzini, alimentando le polemiche e le critiche. "Il Gazzettino" pubblicò in prima pagina una foto della piazza inondata di rifiuti con il titolo "Mai più così!".
Cosa resta dei Pink Floyd a Venezia
L'eredità del concerto dei Pink Floyd a Venezia è complessa e sfaccettata. Da un lato, l'evento ha dimostrato la potenza della musica come strumento di unione e di superamento delle barriere culturali e politiche. Dall'altro, ha messo in luce la fragilità del patrimonio artistico di Venezia e la necessità di una gestione oculata degli eventi di grande portata. Il concerto del 1989 ha segnato uno spartiacque nella storia della Serenissima.
Dopo quell'evento, la città ha iniziato a riflettere sul proprio futuro, sulla necessità di bilanciare la sua vocazione turistica con la tutela del suo patrimonio e la qualità della vita dei suoi abitanti. In poche parole, niente riuscirà a battera la potenza di quel concerto che resterà unico nella storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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