Dalla Hepburn a McQueen gli occhiali da sole entrati nella leggenda

In mostra a New York le foto dei divi del cinema che hanno trasformato le lenti in icone

Daniela Fedi

«Guardami negli occhi, anzi negli occhiali». Potrebbe finire così uno dei tanti romanzi d’appendice scritti radiografando il più possibile la realtà dei nostri giorni per poi far sognare con l’improbabile lieto fine legioni di romantiche lettrici. Infatti gli occhiali non sono mai stati tanto importanti per determinare il fascino delle persone: uomini e donne ormai li considerano un’arma letale di seduzione come gli abiti e il make up.
Non a caso è veramente senza limiti il successo dei marchi che hanno scritto la storia dell’occhialeria: Ray Ban e Persol. Di questi ultimi il modello più gettonato sarebbe il cosiddetto 649 nato nel 1957, ma consegnato al mito nel 1961 da Marcello Mastroianni che lo indossava durante le riprese di Divorzio all’italiana. Sette anni dopo Steve McQueen, bello ed elegante come non mai, sfoggiava lo stesso modello in una variante pieghevole nel poliziesco Il caso Thomas Crown di Norman Jewison. Proprio in questi giorni la casa d’aste Bonhams di Los Angeles ha venduto per oltre 70mila dollari gli occhiali in questione messi all’incanto dalla vedova dell’attore, Barbara, insieme con più di 200 oggetti appartenuti all’indimenticabile Steve. Il bello è che Persol, casa fondata nel 1917 a Torino e dal 1995 di proprietà del Gruppo Luxottica, creò il modello 649 per soddisfare le esigenze dei tranvieri sabaudi che, guidando i vecchi tram all’aperto, avevano bisogno di un occhiale molto grande per proteggersi dal vento e dalla polvere oltre che dal sole. «Sono un oggetto di design inimitabile anche se imitatissimo» dicono gli esperti del settore facendo notare dettagli tecnici come il «Victor Flex», ovvero un ponte flessibile a tre intagli coperto da brevetto e tuttora utilizzato perché consente la massima curvatura e quindi un’eccezionale aderenza al viso, oppure l’attacco a cerniera nascosto da una freccia metallica sull’asta (nome in codice «Supreme») che in seguito divenne l’inconfondibile simbolo dei Persol. Per celebrare il cinquantenario di questi storici occhiali, Luxottica ha organizzato «Incognito», una mostra itinerante presentata in anteprima alla Triennale di Milano durante l’ultimo Salone del Mobile e prossimamente attesa anche in città come Parigi o Madrid. Dello stesso segno l’evento «Uncut» in programma domani a New York per festeggiare il leggendario modello Wayfarer di Ray-Ban attraverso uno speciale percorso iconografico legato ai grandi divi del rock. Da sempre, infatti, i primi estimatori di questi occhiali scuri che più scuri non si può, sono musicisti del calibro di Bob Dylan, Madonna, David Bowie e Blondie per non citare l’esilarante duo composto da John Belushi e Dan Aycroyd nel meraviglioso film The Blues Brothers girato da John Landis nel 1980. «La prima icona cinematografica a sfoggiare un paio di Wayfarer è stata Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany nel 1961» puntualizza Fabio d’Angelantonio, direttore marketing globale del Gruppo Luxottica che nel 1999 ha comprato il marchio Ray-Ban dall’americana Baush & Lomb. «Dall’acquisizione a oggi il business ha registrato ogni anno una crescita a due cifre fino all’attuale raddoppio - spiega il giovane manager - ma purtroppo nel passaggio di proprietà abbiamo perso alcune informazioni storiche tipo i nomi di chi ha creato questo e altri iconici modelli». Si sa comunque che i Wayfarer vennero lanciati nel 1952 al prezzo non precisamente popolare per l’epoca di 7,50 dollari al paio. Invece il modello Aviator creato nel 1937 per l’aeronautica militare degli Stati Uniti è ancora oggi l’occhiale più venduto del mondo con la caratteristica forma a goccia delle lenti circondata da una leggera montatura metallica. Su questa nel 1938 venne aggiunto un semplice cerchietto all’altezza del ponte in cui i piloti fumatori potevano sistemare la sigaretta accesa per aver le mani libere durante le manovre più complicate. Nacque così il modello Shooter che nella Milano iperpoliticizzata degli anni Settanta identificava i cosiddetti «Sanbabilini» almeno quanto l’eskimo caratterizzava gli studenti di sinistra.
Invece il modello Caravan lanciato nel 1957 rappresentò un’evoluzione della specie Aviator con le nuove lenti squadrate sotto all’inconfondibile ponte tergi-sudore. Con questo Ray-Ban vanta ben quattro occhiali-icona che da soli giustificano l’interesse di Hollywood per il marchio celebrato recentemente in film come Sahara con Matthew McConaughey e Penelope Cruz, ma in altri tempi da pellicole quali Top Gun, Tutti pazzi per Mary o Pearl Harbor. Quanto al legame tra cinema e Persol è talmente stretto che la griffe è sponsor ufficiale del Festival di Venezia, quest’anno ha istituito uno speciale premio di stile vinto da Alfonso Quaron per la regia del film I figli degli uomini mentre a Los Angeles su Rodeo Drive esiste da tempo un bellissimo Persol store di cui sono clienti tutti i divi della città.

«Da qui al mito il passo è breve» dicono in Luxottica con giustificabile soddisfazione anche se il Gruppo ha in portafoglio qualcosa come 30 marchi di occhiali legati nella maggior parte dei casi al mondo della moda. Che veste benissimo i corpi e quindi tenta di rivestire anche gli occhi dove comunque lo stile ha una storia precedente allo stilismo.

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