Hersh, «il canto mi libera»

Chi non conosce Kristin Hersh, ospite questa sera al Rainbow di via Besenzanica 3 (ore 21, ingresso 15 euro), sappia che ha un passato piuttosto glorioso nel rock indipendente americano alla guida degli irrequieti Throwing Muses (otto album tra il 1986 e 2003 per la più evocativa e personale tra le etichette britanniche, la 4AD) e come solista (sette uscite negli ultimi 13 anni, tra cui il primo, bellissimo «Hips and makers» che fruttò il celebre duetto con Michael Stipe dei Rem, «Your ghost» e il recente «Learn to sing like a star»). L'ex ragazza terribile del Rhode Island, oggi quarantenne e madre di quattro bambini, suonerà alla testa del suo nuovo power trio 50 Foot Wave (con lei il bassista dei Throwing Muses, Bernard Georges, e il batterista Rob Ahlers). A rileggere la sua articolata carriera, la Hersh sembra abbia voluto procedere su due piani: quello più sperimentale, folk e classicheggiante dei suoi album solisti, e quello più commerciale, elettrico e rock dei dischi con il gruppo. Due anime che si ricompongono negli show dal vivo, in bilico tra momenti acustici e momenti più spigolosi, elettrici ed ipnotici - quasi post-punk -, che potrebbero piacere molto ai fan di Pixies, Nirvana e della primissima Pj Harvey. «La musica è solo una parte della mia vita.

Da qualche tempo vivo in una zona abbastanza remota della California, è un posto che ha anche il pregio di esaltare l'introspezione - ha raccontato la cantautrice dal vocalismo fortemente emotivo -. Nelle canzoni spesso mi libero di tutto quello che mi può far star male nel presente: una volta che “canto” i miei disagi è come se li avessi espulsi».

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