Gli Hezbollah come i vietcong: nascosti in un reticolo di tunnel

Una base segreta estesa chilometri che comprende trincee, bunker e postazioni lanciamissili: tutti collegati da gallerie. Gli israeliani la credono abbandonata e invece cadono in un’imboscata

da Haifa

Dovevano far saltare un tunnel e un deposito di munizioni. «Una postazione abbandonata dopo i bombardamenti», recitano le istruzioni ricevute mercoledì notte nell’ultimo briefing prima dell’infiltrazione. La sorpresa arriva alle prime luci dell’alba. La piccola unità delle forze speciali israeliane è pronta a entrare in azione. Gli scout individuano l’entrata del deposito sotterraneo a sud di Maroun Ras. Poi entrano. Sulle prime non trovano resistenza, ma non appena dentro il tunnel capiscono. Qualcosa non va.
Quella non è una semplice trincea, sembra un labirinto, una ragnatela scavata nella foresta e ramificata in profondità. La sorpresa peggiore è nascosta nelle gallerie, zeppe di nemici. I guerriglieri del Partito di Dio non hanno mai abbandonato le postazioni di Maroun Ras. Sono tutti rintanati là sotto. La base estesa per chilometri comprende trincee, bunker e postazioni di lancio per i missili sfuggiti alle telecamere dei drones, gli aerei telecomandati in volo sul Sud del Libano. Quando il comando settentrionale riceve le informazioni i generali cadono dalle nuvole. In sei anni di lavoro gli Hezbollah hanno costruito una rete di tunnel simile a quella utilizzata dai vietcong per sorprendere con micidiali attacchi dalle retrovie le truppe americane in Vietnam. Le successive comunicazioni radio con l’unità ai piedi delle colline di Maroun Ras confermano i peggiori timori. Il nemico ha individuato gli incursori, ha aperto un fuoco di sbarramento per impedirne la ritirata e li attacca da due lati. L’unità israeliana ha due morti e otto feriti colpiti da cecchini nascosti nella radura circostante.
Quando una squadra di tank Merkava parte in loro soccorso i generali si accorgono di aver sottovalutato per la seconda volta il nemico. Un carro viene immobilizzato da una carica esplosiva, attaccato con un lancio di granate non appena l’equipaggio tenta di riparare il danno. Il disegno ora è chiaro. Dopo il ritiro israeliano del maggio 2000 gli Hezbollah e i consiglieri militari iraniani hanno trasformato il sud del Libano in una grande trappola.
Le strade sono minate. Gli avamposti sono collegati da corridoi sotterranei alle basi principali interrate in bunker invisibili. All’intersezione dei corridoi sono raccolti i depositi di munizioni e di missili. Una parte del reticolo è connesso alle piazzole di lancio mimetizzate tra la boscaglia o riparate da tettoie utilizzate per lavori agricoli.


La struttura segreta ha funzionato anche durante gli intensi combattimenti di giovedì quando, nonostante i drone e gli elicotteri in volo, gli hezbollah hanno lanciato un centinaio di missili in poche ore. E ora generali e governo devono decidere cosa fare. Per espugnare quella fortezza segreta non basteranno gli aerei e il costo in vite umane di un’invasione rischia di rivelarsi insopportabile.

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