«Ormai sono io il messaggio». Così, parafrasando addirittura Marshall McLuhan, ieri sera Ghali ha spiegato l'inutilità di lanciare messaggi dal palco. Aggiungendo: «Il mio pubblico è la nuova Italia». Ha parlato poco prima di salire sul palco del Forum per il primo dei due concerti esauriti (stasera il secondo) in un giro di concerti che si chiuderà di nuovo qui il 15 novembre. Questa volta Ghali ha deciso di vestire il palco a propria immagine e somiglianza. Le dune. La musica. I testi. Trenta brani. Un mélange di colori e atmosfere urban che senza dubbio fanno di questi show un passo avanti nella storia di Ghali Amdouni detto semplicemente Ghali, milanese di Baggio ma di origini tunisine, 31 anni, che si è fatto conoscere con bei brani (ad esempio Cara Italia) e polemiche belle grosse come quella con la Rai all'ultimo Festival di Sanremo: «Ma non ho detto che non torno in Rai, ci sono già tornato». Di certo, è musicalmente uno dei più sensibili della nuova generazione e rimane per fortuna al di fuori di una «narrazione trap» (oggi si dice così) che porta la musica ai confini dell'apologia di reato. E che abbia un obiettivo diverso dalla media si capisce anche qui sul palco del Forum mentre lui, di fianco ai cinque musicisti della sua band (in più c'è Christian Rigano, direttore musicale) quando lo show passa dai toni sognanti ai toni più crudi, dal surrealismo al realismo. Non sempre i temi sono condivisibili (all'Islam sono tolti tutti i contorni negativi), ma il contesto musicale è senza dubbio di un livello superiore alla media. Come conferma Clemente Zard di Vivo Concerti, «è uno spettacolo diametralmente opposto da quello che il nostro occhio è abituato a vedere ultimamente». Aggiunge il direttore creativo Simone Ferrari: «Abbiamo portato il deserto all'interno dei palasport, realizzato con la scenografia disegnata insieme a uno dei più grandi scenografi del mondo, Paolo Fantin».
Senza dubbio Ghali ha posizioni che non fanno prigionieri, anche se resta trai moderati dell'integralismo. Non a caso ha spiegato che «in tempi bui bisogna splendere. Se quelli come me non splendono, restano quelli che invitano a Retequattro» quasi a prendere distanze dai rapper/trapper come Baby Touché che si sono fatti notare in tv per posizioni estreme difficili da condividere. In ogni caso, ha brillato la sua assenza al concerto «Per la pace, live contro le guerre» di qualche giorno fa sempre qui al Forum, al quale hanno partecipato in tanti da J-Ax a Elodie: «Non sono stato invitato, forse perché parlo di Palestina dove non c'è una guerra ma un genocidio». Genocidio, come aveva detto durante il Festival di Sanremo con tutte le polemiche successive. Subito dopo il management ha precisato che in realtà Ghali è stato invitato ma le prove del suo concerto e la malattia della mamma (cui è dedicato il nuovo brano Niente panico) hanno consigliato che non partecipasse.
Insomma, nei trenta brani (con tanti ospiti previsti, da Lazza a Sfera Ebbasta e Simba La Rue) ci sono i suoi ormai classici come Casa mia, Pizza Kebab, Paprika ma pure brani come Ora d'aria «che non ha avuto molto successo ma è uno dei preferiti dai miei primi fan». Alla fine, resta un artista divisivo, sicuramente dotato di un buon istinto melodico e di una bella scrittura ma assai ancorato a stereotipi guerriglieri che con l'arte, diciamolo, non hanno molto a che fare.
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